La Turchia cerca gas e petrolio nelle acque della Somalia

 

La nave da ricerca turca Oruc Reis, già protagonista delle prospezioni petrolifere marine al largo di Cipro e della Libia, è salpata il 5 ottobre da Istanbul per una missione lungo le coste della Somalia.

Per comprendere l’importanza della missione della nave per le prospezioni, che sancisce la rilevante influenza turca nell’ex colonia italiana, vale la pena ricordare che alla cerimonia erano presenti il presidente Recep Tayyip Erdogan e il ministro dell’Energia e delle Risorse naturali Alparslan Bayraktar.

La nave è attesa al largo della Somalia a fine ottobre per condurre ricerche di giacimenti di petrolio e gas naturale in tre aree in cui la Turchia ha ottenuto licenze di esplorazione, come ha reso noto il ministero dell’Energia.

Nella missione della durata prevista di sette mesi, la Oruc Reis nave sarà accompagnata da due fregate della M;arina, dalla nave appoggio Zaganos Pasa, dalla nave di supporto della piattaforma Sancar e dalla nave di tracciamento Ataman.

“Oruc Reis condurrà trivellazioni nell’area di giurisdizione marittima designata, cosa mai fatta prima. Prevediamo che l’area in cui lavorerà Oruc Reis sia una regione con indicatori di petrolio”, ha osservato il ministro Bayraktar.

La presenza di ingenti giacimenti di idrocarburi al largo delle coste somale era già stata rilevata negli amni ’90 ma l’anarchia a lungo dominante e le pessime condizioni di sicurezza della Somalia hanno finora scoraggiato le attività estrattive.

Varata nel 2017, Oruc Reis è stata interamente progettata e costruita in Turchia: ha 50 uomini di equipaggio, è lunga 87 metri, larga 23 e alta 34. Alimentata da 4 motori diesel-elettrici da 2.520 kW, la nave è in grado di condurre rilievi sismici bidimensionali e tridimensionali per l’esplorazione di petrolio e gas offshore.

Ad oggi, la nave ha svolto numerose missioni di trivellazione, raccogliendo dati su un’area totale di 23.000 chilometri quadrati. All’inizio di quest’anno, Ankara e Mogadiscio hanno firmato un memorandum d’intesa che attribuisce alla società Turkish Petroleum le licenze per tre aree offshore nelle acque somale. Per un’estensione complessiva di 5.000 chilometri quadrati.

La missione della Oruc Reis è stata anticipata di qualche giorno dall’invio a Mogadiscio del cargo Ghada con a bordo 3 mila tonnellate di aiuti umanitari coordinati dall’Autorità per la gestione dei disastri e delle emergenze (AFAD) e sostenuti dalla Mezzaluna Rossa turca e da varie Ong.

Dal 2016 la Turchia ha consegnato oltre 60 mila tonnellate di aiuti alla Somalia oltre ad aver ricostruito illuminazione pubblica, una base militare (nella foto sotto) per l’addestramento delle truppe locali nonché porto e aeroporto di Mogadiscio, dove il governo è impegnato nelle operazioni contro le milizie jihadiste dello Stato Islamico (attivo nel nord della Somalia) e di al-Shabab (affiliato ad al-Qaeda).

Secondo il comandante dello US Africa Command, generale Michael Langley al Shabab è tornato a disporre di un numero elevato di miliziani, compreso tra 12.000 e 13.000 combattenti a causa di forti finanziamenti e pesanti sforzi di reclutamento grazie anche alle crescenti tensioni tra Mogadiscio ed Addis Abbeba.

L’Etiopia, senza sbocco sul mare, e la regione separatista del Somaliland, dalla Somalia, hanno firmato un memorandum d’intesa (MoU) all’inizio di quest’anno per utilizzare il porto di Berbera sul Mar Rosso, un accordo che la Somalia ha condannato con fermezza in quanto violerebbe la sovranità della Somalia come ha detto il primo ministro somalo Hamza Abdi Barre.

La Somalia, che non riconosce l‘indipendenza del Somaliland, considera il MoU firmato a gennaio una violazione della sua sovranità e integrità territoriale.

 

Foto Anadolu

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