Tra resilienza economica e dipendenze strategiche

 

Le recenti dichiarazioni dell’ammiraglio Rob Bauer, presidente del Comitato militare della NATO, e le decisioni dell’Unione Europea di aprire i propri programmi di finanziamento della difesa a produttori statunitensi e britannici offrono spunti di riflessione sulle sfide economiche e strategiche del contesto geopolitico attuale. Entrambi gli sviluppi evidenziano un crescente sforzo da parte dell’Occidente per rafforzare la propria resilienza economica e militare, affrontando le vulnerabilità derivanti dalle dipendenze strategiche e dalle pressioni esterne.

Un  centrale comune tra le due notizie è la consapevolezza delle vulnerabilità economiche e industriali dell’Occidente in uno scenario di crescente competizione globale. L’ammiraglio Bauer ha sottolineato come la dipendenza da fornitori esterni, in particolare da Russia e Cina, rappresenti un rischio significativo. Le forniture energetiche russe, utilizzate come leva politica durante la crisi ucraina, e il controllo cinese su materiali critici come le terre rare, dimostrano la necessità di ridurre queste dipendenze.

Parallelamente, l’UE ha deciso di includere produttori extraeuropei nei programmi di finanziamento della difesa per accedere rapidamente a tecnologie avanzate e colmare lacune operative. Questa scelta rappresenta un tentativo di diversificazione delle fonti di approvvigionamento militare, ma evidenzia anche una dipendenza tecnologica dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, potenziali partner ma anche concorrenti industriali.

Entrambe le situazioni riflettono la necessità di un ripensamento delle catene di approvvigionamento, non solo per il settore militare, ma per l’intera economia occidentale. L’invito di Bauer alle aziende a ristrutturare le linee di produzione si allinea alla strategia europea di rafforzare la propria industria della difesa. Tuttavia, la scelta dell’UE di includere produttori esterni nei finanziamenti rischia di ostacolare lo sviluppo di un’autonomia strategica industriale, compromettendo la capacità di sostenere uno “scenario di guerra” in modo indipendente.

Da un punto di vista economico, entrambe le iniziative implicano investimenti significativi nella diversificazione delle risorse e nello sviluppo tecnologico. La richiesta della NATO alle industrie di riorganizzarsi potrebbe generare nuove opportunità per le imprese occidentali, incentivando l’innovazione e la produzione interna. Tuttavia, l’apertura del mercato europeo ai giganti americani e britannici rischia di penalizzare le PMI europee, riducendo la loro competitività e limitando le ricadute economiche all’interno del continente.

Inoltre, i costi per garantire la resilienza economica saranno elevati. Le industrie dovranno investire per adattarsi a catene di fornitura più sicure, mentre gli Stati membri dell’UE dovranno trovare un equilibrio tra il sostegno alle imprese locali e l’acquisizione di tecnologie avanzate da partner esterni.

Dal punto di vista strategico, la NATO e l’UE cercano entrambe di aumentare la capacità di risposta a minacce globali. La riorganizzazione delle catene di approvvigionamento proposta da Bauer punta a garantire la sostenibilità dello sforzo bellico in caso di conflitto prolungato, mentre l’apertura dell’UE mira a migliorare la prontezza operativa attraverso il rapido accesso a tecnologie avanzate.

Tuttavia, il rischio di una maggiore dipendenza dagli Stati Uniti nel settore della difesa potrebbe limitare la sovranità europea in decisioni militari strategiche, in contrasto con l’obiettivo dichiarato di autonomia strategica del blocco. In un contesto geopolitico sempre più complesso, questo squilibrio potrebbe rappresentare una vulnerabilità a lungo termine.

Le dichiarazioni dell’ammiraglio Bauer e le decisioni dell’UE riflettono l’urgenza di affrontare le vulnerabilità dell’Occidente in un’epoca di crescenti tensioni geopolitiche. Sebbene entrambe le iniziative mirino a rafforzare la resilienza economica e militare, il successo dipenderà dalla capacità di bilanciare la riduzione delle dipendenze strategiche con il sostegno a un’industria autonoma e competitiva.

La sfida principale consisterà nel garantire che queste misure non compromettano la sovranità economica e strategica dell’Occidente, evitando che il rafforzamento della difesa avvenga a scapito dell’indipendenza industriale e della sostenibilità economica interna.

Foto NATO

 

Giuseppe GaglianoVedi tutti gli articoli

Nel 2011 ha fondato il Network internazionale Cestudec (Centro studi strategici Carlo de Cristoforis) con sede a Como, con la finalità di studiare in una ottica realistica le dinamiche conflittuali delle relazioni internazionali ponendo l'enfasi sulla dimensione della intelligence e della geopolitica alla luce delle riflessioni di Christian Harbulot fondatore e direttore della Scuola di guerra economica (Ege). Gagliano ha pubblicato quattro saggi in francese sulla guerra economica e dieci saggi in italiano sulla geopolitica.

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