Sanzioni USA a Gazprombank e Serbia: la Turchia non ci sta

 

La Turchia ha chiesto ufficialmente agli Stati Uniti il 14 novembre di escludere la banca russa Gazprombank dalla lista delle istituzioni finanziarie e bancarie soggette a sanzioni. Ankara da settimane insiste con Washington affinché all’istituto bancario russo sia almeno concesso di effettuare transazioni nel settore energetico. La decisione degli Stati Uniti di colpire Gazprombank ha complicato notevolmente il pagamento da parte della Turchia del gas russo.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il collega russo Vladimir Putin hanno discusso il mese scorso per cercare canali alternativi per effettuare transazioni di miliardi di dollari. La richiesta inoltrata da Ankara – che copre il 40% del proprio fabbisogno di gas proprio con forniture russe – arriva in un momento in cui i due Paesi si ritrovano a negoziare per il destino della Siria e si inserisce nel più ampio dialogo tra Ankara e Mosca.

A metà novembre il Tesoro americano ha inserito Gazprombank e le sei banche da questa controllate all’estero nella lista degli istituti finanziari sanzionati. Secondo Washington, Gazprombank costituisce un canale per pagare i salari dei soldati russi impegnati nella guerra in Ucraina.

A differenza delle precedenti sanzioni, questa volta il provvedimento degli Usa include le transazioni in ambito energetico. A partire da marzo 2022 il Cremlino ha imposto la conversione in rubli delle somme destinate al pagamento del gas da parte dei Paesi che sostengono l’Ucraina attraverso l’apertura di due conti presso Gazprombank, uno in rubli e uno in valuta straniera. La richiesta inoltrata agli Stati Uniti ha l’obiettivo di risolvere il problema. I contratti di fornitura di gas con la Russia sono infatti vitali per Ankara e scadono nel 2026.

Gli Stati Uniti intendono introdurre sanzioni contro il principale fornitore di gas della Serbia, controllato dalla Russia. Lo ha dichiarato il presidente serbo, Aleksandar Vucic, all’emittente statale RTS il 14 dicembre. Vucic ha detto che la Serbia è stata ufficialmente informata che la decisione sulle sanzioni entrerà in vigore il 1° gennaio, ma che finora non ha ricevuto alcun documento relativo dagli Stati Uniti.

La Serbia dipende quasi interamente dal gas russo, che riceve attraverso i gasdotti degli Stati vicini. Il gas viene poi distribuito dall’Industria Petrolifera della Serbia (Nis), che è in maggioranza di proprietà del monopolio petrolifero statale russo Gazprom Neft.

Vucic ha dichiarato che, dopo aver ricevuto i documenti ufficiali, “parleremo prima con gli americani e poi con i russi” per cercare di ribaltare la decisione. “Allo stesso tempo, cercheremo di preservare le nostre relazioni amichevoli con i russi e di non rovinare le relazioni con coloro che impongono le sanzioni”, ha aggiunto il presidente serbo.

La Serbia è sotto pressione da USA e UE perché ha sempre rifiutato di aderire alle sanzioni occidentali contro la Russia. Vucic ha ribadito che “non sono pronto in questo momento a discutere di potenziali sanzioni contro Mosca”.

(con fonti Adnkronos e LaPresse)

Foto Gazprombank e Presidenza Serba

 

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