La flotta cinese mostra i muscoli, a Taiwan arrivano gli Abrams
Le forze armate cinesi hanno condotto nei giorni scorsi quella che i funzionari di Taiwan definiscono “la più grande operazione marittima degli ultimi anni”, impiegando oltre 90 navi della Marina e della Guardia Costiera in esercitazioni “mirate a tutte le parti nella prima catena di isole”, cioè il cosiddetto “filo di perle”, la catena di isole che dall’arcipelago nipponico a Taiwan chiuderebbe in caso di guerra l’accesso all’Oceano Pacifico alle forze navali di Pechino.
Secondo un promemoria sulla sicurezza nazionale taiwanese visionato dall’agenzia Nikkei Asia. Il rapporto lo definisce il più grande spiegamento di flotta cinese nelle acque regionali in quasi tre decenni e stima che siano stati necessari 70 giorni per prepararlo simulando realisticamente un blocco dell’isola-stato di Taiwan.
Il ministero della Difesa di Taipei ha reso noto il 12 dicembre che la Cina aveva inviato 34 aerei militari e 16 navi da guerra nello Stretto di Taiwan nelle precedenti 24 ore, precisando che 22 velivoli, tra cui aerei da combattimento, droni ed elicotteri, si sono introdotti nella Zona d’identificazione della difesa aerea (ADIZ), un’area in cui un governo rivendica il diritto di monitorare gli aerei in avvicinamento.
Dal 9 al 12 dicembre la difesa aerea taiwanese ha rilevato un totale di cento aerei cinesi operanti attorno all’isola. Il 13 dicembre Wu Qian, portavoce del ministero della Difesa di Pechino, ha dichiarato che “siamo gli unici a decidere se organizzare o meno queste esercitazioni, e quando le organizzeremo, in base alle nostre esigenze”.
Lo stesso giorno le navi cinesi sono rientrate nei porti al termine delle esercitazioni ma Wu Qian ha accusato le Filippine di aver “provocato problemi” nel Mar Cinese Meridionale con l’appoggio degli Stati Uniti. In un messaggio pubblicato sulla piattaforma social WeChat, il portavoce si è pronunciato sulle accese dispute marittime con Manila, affermando che la sua sovranità “non ha mai incluso le Isole Spratly e la secca di Scarborough”.
Nell’ultimo anno Cina e Filippine sono state protagoniste di diversi scontri nel Mar Cinese Meridionale, bacino da cui passa il 60 per cento del traffico commerciale mondiale via mare. Le rivendicazioni territoriali di Pechino, respinte dal tribunale d’arbitrato dell’Aja con una sentenza del 2016, si sovrappongono anche a quelle di Taiwan, Brunei, Malesia e Vietnam.
L’esibizione muscolare cinese sembra puntare a ribadire la sovranità cinese su Taiwan e gli arcipelaghi contesi a un mese dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca e quasi in concomitanza con l’arrivo a Taiwan dei primi 38 carri armati Abrams M1A2, prima tranche di una commessa di 108 tank risalente al 2019. Si tratta della prima fornitura dio carri armati a Taiwan da 30 anni.
I tank sono stati trasferiti nel centro di addestramento dell’esercito a Hsinchu, a sud di Taipei, e rinnovano una componente di main battle tank decisamente obsoleta e composta 200 M60A3, 450 CM-11 Brave Tiger (versione taiwanese dell’M48H) e persino un centinaio di carri leggeri M41A3/D.
Foto: Ministero Difesa Taiwan
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