Il Marocco vuole 32 F-35A

 

(aggiornato il 3 gennaio)

La decisione del Marocco di acquisire 32 caccia stealth F-35A, prodotti da Lockheed Martin, rappresenta un significativo cambiamento nelle dinamiche militari del Nord Africa. Il contratto, secondo fonti di stampa israeliane in fase di definizione per un valore di 17 miliardi di dollari, mira a ridefinire l’equilibrio di potere nella regione.

Il 13 dicembre l’agenzia di stampa Nova aveva riferito che la stampa israeliana aveva evidenziato le pressioni di Rabat su Washington per acquisire il velivolo da combattimento di 5a generazione, rivelate durante la visita del ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, lo scorso novembre a Rabat.

Il Marocco avrebbe chiesto la mediazione dello Stato ebraico per ottenere gli F-35 e gli Emirati Arabi Uniti avrebbero espresso la disponibilità a finanziare la commessa in caso di via libera da parte di Washington.

Le relazioni tra Marocco e Algeria sono da tempo caratterizzate da tensioni, alimentate dalla disputa sul Sahara occidentale. L’Algeria, principale sostenitrice del Fronte Polisario, utilizza la questione per contestare l’autorità del Marocco su una regione cruciale per le sue ambizioni geopolitiche. Questa rivalità si estende anche al campo militare, dove entrambi i Paesi competono per mantenere un vantaggio strategico.

L’Algeria ha rafforzato negli ultimi anni le sue forze aeree con l’acquisizione di velivoli russi avanzati, tra cui i Su-30MKA e i Su-35, e ora punta ai caccia di quinta generazione Su-57. Questi velivoli, dotati di tecnologia stealth e avionica all’avanguardia, rappresentano una seria minaccia per il Marocco, che finora ha fatto affidamento principalmente sugli F-16 di quarta generazione.

L’acquisizione degli F-35A da parte del Marocco andrebbe ben oltre la semplice modernizzazione della flotta aerea. Questo caccia stealth multiruolo è uno dei più avanzati al mondo, capace di operazioni di superiorità aerea, attacchi di precisione e missioni ISR (intelligence, sorveglianza e ricognizione).

L’integrazione di questi velivoli consentirà al Marocco non solo di difendere i propri confini ma anche di proiettare potenza e consolidare la propria posizione come potenza regionale.

L’acquisto degli F-35 rappresenterebbe una risposta diretta alla crescente potenza militare dell’Algeria. Se gli Su-57 entreranno nella flotta algerina, il Nord Africa potrebbe trasformarsi in uno dei principali teatri della competizione tra tecnologie militari di origine occidentale e russa.

La presenza di questi velivoli avanzati da entrambe le parti potrebbe alterare l’equilibrio strategico nella regione, portando a una corsa agli armamenti e a una crescente militarizzazione.

Il Marocco, con il supporto di Stati Uniti e Israele, mira non solo a controbilanciare le capacità algerine, ma anche a consolidare il proprio ruolo di alleato chiave della NATO e di pilastro della sicurezza regionale. L’acquisizione degli F-35 è un chiaro segnale che Rabat non intende lasciare campo libero all’Algeria e punta a mantenere una superiorità strategica nel Mediterraneo e nell’Africa settentrionale.

L’integrazione degli F-35 nelle forze aeree marocchine non sarebbe quindi priva di implicazioni geopolitiche. Da un lato, questa mossa rafforza i legami del Marocco con gli Stati Uniti e Israele, ma dall’altro potrebbe intensificare le tensioni con l’Algeria e complicare ulteriormente il conflitto sul Sahara occidentale. Inoltre, la militarizzazione crescente nella regione rischia di attrarre l’interesse di attori esterni, come Russia e Cina, aumentando il rischio di destabilizzazione.

Se da un lato l’F-35 rappresenta uno strumento formidabile per la difesa e la proiezione di potenza, dall’altro la sua introduzione potrebbe segnare l’inizio di un periodo di instabilità strategica, in cui ogni nazione della regione cercherà di rafforzare le proprie capacità militari per mantenere il passo.

Nel breve termine, il Marocco sembra destinato a rafforzare la propria posizione strategica, ma resta da vedere come l’Algeria e gli altri attori della regione risponderanno a questo significativo cambiamento nell’architettura della sicurezza nordafricana.

Foto Lockheed Martin

 

Giuseppe GaglianoVedi tutti gli articoli

Nel 2011 ha fondato il Network internazionale Cestudec (Centro studi strategici Carlo de Cristoforis) con sede a Como, con la finalità di studiare in una ottica realistica le dinamiche conflittuali delle relazioni internazionali ponendo l'enfasi sulla dimensione della intelligence e della geopolitica alla luce delle riflessioni di Christian Harbulot fondatore e direttore della Scuola di guerra economica (Ege). Gagliano ha pubblicato quattro saggi in francese sulla guerra economica e dieci saggi in italiano sulla geopolitica.

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