Gli ucraini attaccano a Kursk, i russi prendono Kurakhovo e raggiungono Pokrovsk

 

Gli sviluppi militari del conflitto ucraino registrano negli ultimi giorni un attacco ucraino nel settore destro del fronte aperto il 6 agosto scorso dalle forze di Kiev nella regione russa di Kursk e ulteriori progressi russi nella regione di Donetsk con la caduta di Kurakhovo e l’avanzata delle truppe di Mosca fino alla periferia meridionale di Pokrovsk.

 

L’attacco ucraino

Con una nuova azione offensiva a sorpresa gli ucraini hanno ripreso ad attaccare a Kursk dopo mesi in cui continuavano a perdere terreno in durissime battaglie difensive. Le forze armate ucraine hanno lanciato il 5 gennaio un attacco a nord-est di Sudzha mobilitando anche lanciarazzi HIMARS per colpire in profondità le postazioni russe. Mosca ha riferito di un “contrattacco” nemico e i blogger militari russi avevano riferito in precedenza che una nuova potente offensiva era in corso.

“Verso le 9:00 ora di Mosca (le 8 in Italia), per fermare l’avanzata delle truppe russe in direzione di Kursk, il nemico ha lanciato un contrattacco” diretto verso il villaggio di Berdin, 15 chilometri a nord est di Sudzha, utilizzando due carri armati, una dozzina di veicoli blindati e un’unità di demolizione, ha riferito il ministero della Difesa russo aggiungendo che “il gruppo d’assalto dell’esercito ucraino è stato sconfitto dall’artiglieria e dagli aerei” e che “le operazioni per distruggere le formazioni militari ucraine continuano”.

I blogger militari russi hanno ammesso che l’esercito russo è sotto pressione nella regione” e che alcuni villaggi in direzione di Berdin sono caduti in mano nemica. Il canale Telegram Rybar ha riferito che “non è ancora chiaro a cosa punti la nuova incursione supportata da almeno 6 brigate con mezzi corazzati, blindati preceduti da mezzi per lo sminamento”.

Fonti russe hanno affermato che gli ucraini hanno condotto attacchi con forze limitate anche in direzione di Leonidovo (a sud-est di Korenevo) e vicino a Pushkarnoye (a est di Sudzha).

L’attacco ucraino avrebbe preso il via prima dell’alba del 5 gennaio ma nel pomeriggio i blogger militari russi riferivano di contrattacchi condotti dai paracadutisti russi. L’Institute fior the Study of the War statunitense ha riferito, citando i blogger di Mosca, di filmati geolocalizzati che mostravano forze russe avanzare a Makhnovka (a sud-est di Sudzha).

Le stesse fonti hanno affermato che i russi hanno guadagnato terreno an che a est di Leonidovo verso Nikolskiy e in direzione di Malaya Loknya, cittadina che i russi avrebbero tentato di prendere senza successo con una colonna meccanizzata russa che sarebbe stata in gran parte distrutta.

L’attacco ucraino sarebbe stato contenuto da unità della 155a Brigata di fanteria navale russa (Flotta del Pacifico) forze speciali Spetsnaz del reparto ceceno Akhmat “Aida”, ex personale del Gruppo Wagner e unità della Riserva dell’esercito russo.

Da Kiev sono giunte poche informazioni ma diverse dichiarazioni che non hanno fornito dettagli militari. limitate sull’offensiva. “La Russia sta ottenendo ciò che si merita”, ha detto il capo dello staff presidenziale ucraino Andriy Yermak e il presidente Volodimyr Zelensky ha parlato di “perdite pesanti” inflitte a un battaglione nordcoreano e di paracadutisti russi.

“Nelle battaglie di ieri e venerdì vicino a un solo villaggio, Makhnovka, nella regione di Kursk, l’esercito russo ha perso fino a un battaglione di soldati di fanteria nordcoreani e paracadutisti russi”, ha detto Zelensky. Il capo del Centro ucraino per la lotta alla disinformazione, Andriy Kovalenko, ha dichiarato su Telegram che “nella regione di Kursk i russi sono molto preoccupati perché sono stati attaccati da più direzioni, ed è stata una sorpresa per loro”, ha detto.

Nella serata del 5 gennaio l’agenzia Ucraina UNIAN si è imitata a confermare, citando il canale Telegram dello Stato maggiore militare, “intensi scontri” nella regione di Kursk.

“Oggi sono esattamente cinque mesi dall’inizio delle nostre azioni nella regione di Kursk e continuiamo a mantenere una zona cuscinetto sul territorio russo, distruggendo attivamente il loro potenziale militare lì. Durante l’operazione Kursk, il nemico ha già perso oltre 38.000 soldati in questa sola direzione, con circa 15.000 di loro perdite irrecuperabili”, ha scritto Zelensky il 6 gennaio su X.

Secondo Mosca, le forze ucraine da agosto alla fine del 2024 hanno perso 49 mila uomini tra morti e feriti negli scontri nella regione di Kursk.

Il 6 gennaio il ministero della Difesa russo ha reso noto che il tentativo di contrattacco ucraino in direzione del villaggio di Bolshoje Soldatskoje, nella regione di Kursk, è stato respinto con successo.

“Le unità del Gruppo Nord, con l’assistenza dell’aviazione militare e dell’artiglieria, sono riuscite a bloccare l’avanzata ucraina, distruggendo numerose forze nemiche nei pressi di Berdin, al confine col distretto di Bolshoje Soldatskoje. Le perdite ucraine comprendono quattro carri armati, due veicoli da combattimento di fanteria, 16 veicoli corazzati da combattimento e un veicolo da barriera del genio.

Il canale russo Telegram Mash, stima in duemila uomini i soldati ucraini impegnati nella controffensiva, che agiscono in piccoli gruppi.

Al di là delle valutazioni propagandistiche, l’attacco di Kiev pur se appare di breve respiro e di limitata entità, sembra rispondere a due esigenze: La prima, tattica, sembra avere avuto lo scopo di interrompere l’offensiva russa che punta su Sudzha e Malaya Lokhnya, con lo scopo di guadagnare tempo.

La seconda ha invece un taglio politico-strategico mirando a mostrare vitalità in un settore da cui gli ucraini non intendono ritirarsi nonostante le ampie perdite e le difficoltà a far fronte alla superiore potenza di fuoco aerea e terrestre russa.

Come ha osservato anche il segretario di Stato americano Antony Blinken, la posizione dell’esercito ucraino nella regione russa di Kursk “è importante, perché è sicuramente un elemento da tenere in considerazione in eventuali negoziati che potrebbero svolgersi nel corso dell’anno”.

Considerato il ruolo decisivo degli anglo-americani nella pianificazione e gestione delle operazioni ucraine a Kursk la valutazione di Blinken sembra indicare che Kiev continuerà a gettare nella mischia molte altre brigate, armi e munizioni con l’obiettivo di mantenere un piede in territorio russo per disporre di una “carta pesante” da usare come moneta di scambio in un eventuale negoziato.

Un contesto che potrebbe risultare gradito anche a Mosca sia perché le truppe ucraine a Kursk combattono con una condizione di svantaggio ancora maggiore di quella che si riscontra in Donbass, sia perché più truppe e risorse ucraine verranno assorbite dal fronte di Kursk meno ve ne saranno disponibili per difendere le linee nelle regioni di Donetsk, Kharkiv e Zaporizhia.

Inoltre, osservando la mappa, appare chiaro che quando i russi decideranno di riprendere il controllo dell’intero territorio caduto in mani nemiche a Kursk, potranno disporre di alternative alla riconquista di tutti i villaggi e della cittadina di Sudzha respingendo gli ucraini verso il confine.

Una pesante offensiva lungo i confini sui fianchi dello schieramento ucraino potrebbe infatti permettere ai russi di conquistare una fascia di frontiera nella regione ucraina di Sumy tagliando le vie logistiche delle forze di Kiev e chiudendole in una sacca.

Un’operazione che richiederebbe forze che Mosca oggi preferisce forse impiegare in Donbass per guadagnare terreno e annientare il più possibile le capacità belliche del nemico che proprio intorno a Pokrovsk mostra i maggiori segni di sbandamento dopo lo sbandamento al fronte della 155a Brigata “Anna di Kiev” addestrata ed equipaggiata dalla Francia.

 

I russi a Kurakhovo e a ridosso di Pokrovsk

Il 6 gennaio la Russia ha rivendicato la cattura della città mineraria di Kurakhovo dopo una battaglia durata quasi tre mesi ma che i russi avevano di fatto vinto già prima di Natale. Le unità russe ”hanno completamente liberato la città di Kurakhovo, il più grande insediamento nel Donbass sud-occidentale”, ha reso noto il ministero della Difesa russo.

Situata 30 chilometri a sud di Pokrovsk, la cittadina prima del conflitto contava circa 22.000 abitanti, era una dei principali centri logistici dell’esercito ucraino in questo settore e si trova vicino a un grande giacimento di litio e dispone di un’ampia zona industriale:  a novembre secondo la Associated Press la città ospitava ancora 7-10mila abitanti.

I russi sostengono che durante la battaglia le truppe di Kiev hanno perso 12.000 dei 15.000 uomini che avevano ammassato per difendere “questo importante hub logistico”. La sua caduta, ha insistito il ministero della Difesa, “complica in modo significativo il sostegno logistico e tecnico per le forze armate ucraine in direzione di Donetsk”.

In un messaggio di congratulazioni alle truppe impegnate nella battaglia, il ministro della Difesa Andrei Belousov, ha elogiato le loro “azioni audaci e decisive”, affermando che “questa vittoria diventerà un simbolo del coraggio e della perseveranza” dell’esercito russo. Sempre nella regione di Donetsk, i russi hanno rivendicato anche la conquista di  Dachenskoye, a sud della città di Pokrovsk, da lungo tempo assediata.

Kiev ha smentito la caduta di Kurakhovo e le forze ucraine in quel settore hanno reso noto che “sono in corso misure per identificare e distruggere i gruppi d’assalto nemici che cercano di infiltrarsi nelle nostre formazioni da battaglia”.

Già da tempo però tutti i rilievi geografici e le mappe evidenziavano come il controllo russo sulla città fosse ormai totale e diversi report avevano segnalato una difesa ucraina debole dovuta a carenza di truppe. A differenza di altre cittadine del Donbass cadute in mano russa dopo aver subito ampie distruzioni, Kurakhovo sembra abbia riportato danni limitati.

Negli ultimi giorni le forze di Mosca sono avanzate anche a est e a sud di Pokrovsk nell’ambito di operazioni offensive che secondo alcuni puntano all’accerchiamento della città. Dopo i successi conseguiti a sud ora i russi potrebbero puntare a conquistare il territorio a nord della città, tagliandone le vie di rifornimento.

nell’area probabilmente volte a supportare l’accerchiamento di Pokrovsk da nord-est. Un milblogger russo ha affermato il 29 dicembre che le forze russe hanno iniziato a intensificare le operazioni offensive a est di Pokrovsk e filmati geolocalizzati pubblicati il ​​1° gennaio indicano che le forze russe hanno recentemente conquistato Vozdvyzhenka, Svyrydonivka e Tymofiivka e sono avanzate nel sud-est di Yelyzavetivka (a sud di Pokrovsk), lungo l’autostrada T-0504 Pokrovsk-Kostyantynivka e a nord di Vozdvyzhenka verso Baranivka, Vodyane Druhe e Zelene Pole.

L’ISW non ha potuto confermare queste ultime notizie di fonte russa mentre l’osservatore militare ucraino Kostyantyn Mashovets ha dichiarato il 5 gennaio che le forze russe hanno recentemente ripreso gli attacchi nelle aree di Mykolaivka-Promin e Mykolaivka-Myrnohrad (entrambe a est di Pokrovsk) e hanno rafforzato il raggruppamento russo in quest’area con elementi del 589° reggimento fucilieri motorizzati (27a divisione fucilieri motorizzati) e della 137a brigata fucilieri motorizzati.

La completa conquista di Khurakovo potrebbe aumentare la pressione russa su Pokrovsk e sui territori a est e a nord della città con l’obiettivo di aumentare il controllo sulla regione di Donetsk che la Russia ha annesso formalmente al proprio territorio.

Più a est anche Toretsk (nella foto e nella mappa qui sopra) dopo i progressi degli ultimi due giorni è ormai quasi del tutto sotto il controllo dei russi che hanno ripreso ad avanzare anche all’interno del centro abitato di Chasov Yar.

@GianandreaGaian

Foto: Telegram, Forze Armate Ucraine e Ministero Difesa Russo

Mappe: Institute for the Study of the War

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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