Il Mediterraneo come il Baltico tra “flotte ombra” ed infrastrutture critiche?
E’ noto l’impegno dell’Italia affinché la NATO non sguarnisca il fronte sud a tutto vantaggio di una visione incentrata sulle minacce alla sicurezza del Baltico. La questione potrebbe ripresentarsi ora che l’Alleanza ha lanciato la Vigilance Activity Baltic Sentry che, con operazioni multidominio, si propone di “dissuadere eventuali tentativi futuri da parte di Stati o attori non statali di danneggiare le infrastrutture sottomarine critiche lì presenti”.
L’esigenza di garantire l’integrità di cavi e condotte sottomarine hanno quindi indotto la NATO a potenziare il dispositivo di sorveglianza navale del Mar Baltico prevedendo, in caso di individuazione di mercantili coinvolti in atti ostili, di mettere in atto, secondo il Diritto del Mare, misure quali “ispezioni, sequestro della nave e arresto del capitano”.
Nel comunicato congiunto emesso dopo la recente riunione di Helsinki, i Paesi aderenti all’iniziativa (tra i quali il ruolo leader è di Polonia e Svezia) affermano con chiarezza di riservarsi “il diritto, in conformità con il diritto internazionale di agire contro qualsiasi nave sospetta che eluda le sanzioni e minacci la nostra sicurezza, le nostre infrastrutture e l’ambiente”.
L’obiettivo è anche quello di assicurare la libertà di posare cavi e condotte e di tutelare l’ambiente marino.
La Baltic Centry rappresenta dunque un passo avanti della Nato che, dopo aver creato il Maritime Centre for Security of Critical Undersea Infrastructure dedicato al coordinamento delle attività di sorveglianza delle infrastrutture subacquee, passa ora alla fase delle misure navali.
In Mediterraneo non c’è ancora un’emergenza simile, sia per la lontananza dei focolai di tensione bellici, sia per le caratteristiche dei fondali, diverse da quelli baltici.
Tuttavia si va profilando la minaccia rappresentata dalla flotta fantasma russa. Mosca, per il trasporto di petrolio in violazione delle sanzioni occidentali, si avvale infatti di centinaia di mercantili con “bandiera di convenienza” di Paesi quali Panama, Liberia, Isole Marshall, Malta o di altri Paesi che non esercitano adeguata giurisdizione di bandiera.
Come si ricorderà, la petroliera “Eagle S” (iscritta nei registri delle Isole Cook e sospetta di far parte di tale flotta) è stata ritenuta responsabile del danneggiamento del cavo elettrico sottomarino EstLink 2 che unisce Finlandia ed Estonia.
In sostanza, l’esistenza di mercantili che non rispettano gli standard internazionali in materia di responsabilità assicurative e di navigabilità secondo le norme IMO, è di per sé una minaccia alla libertà dei traffici marittimi ed alla stessa sicurezza dei Paesi costieri del Mediterraneo. Anche perché non è difficile, per simili navi, essere coinvolte in episodi di danneggiamento di cavi e condotte o di inquinamento.
La loro presenza è segnalata per operazioni di bunkeraggio in prossimità di Grecia, Malta o del possedimento spagnolo di Ceuta, su bassofondi usati tradizionalmente dai Russi per rifornimenti a loro mercantili, navi militari e navi di Stato adibite ad intelligence. Non a caso nel 2023 la Guardia di Finanza ha fermato al largo della Sicilia una piccola petroliera priva di condizioni di navigabilità implicata nel trasbordo di carburante di contrabbando.
Le nostre Forze dell’Ordine possono dunque avere un ruolo nel debellare i traffici marittimi russi effettuati con mercantili sub standars, come peraltro evidenziato da un rapporto dell’Atlantic Council.
Fondamentale è però in Mediterraneo, come nei mari del Nord Europa, la funzione svolta dalle Marine nell’applicare il Diritto del Mare. A loro spetta infatti il compito, secondo l’Unclos, di mantenere la legalità dei traffici marittimi intervenendo per verificare il diritto a battere bandiera di mercantili, qualora vi siano sospetti sulla corretta certificazione di nazionalità. In teoria, qualora si tratti di navi prive di bandiera o con doppia bandiera di convenienza, sarebbe possibile adottare misure coercitive.
E’ chiaro comunque che la semplice sorveglianza dedicata a tali aspetti rappresenta una deterrenza. Non va dimenticato al riguardo che nella missione assegnata a EunavForMed “Irini” vi è anche quella di impedire le violazioni all’embargo petrolifero della Cirenaica.
La nostra Marina è d’altronde già impegnata in questo genere di attività con l’Operazione Mare Sicuro che, non a caso, è già dedicata alla deterrenza dei traffici illeciti ed alla tutela delle infrastrutture critiche nazionali rappresentate principalmente dai gasdotti tra Algeria, Libia e Grecia ed il nostro Paese.
Volendo ora immaginare un coinvolgimento della NATO in attività simili a quelle da svolgere in Mar Baltico, si potrebbe ora pensare ad una nuova configurazione dell’Operazione Sea Guardian allargandone il contenuto ad attività di contrasto dei traffici con navi ombra e delle minacce all’integrità delle infrastrutture sottomarine.
Immagini: Telco e Marina Militare
Fabio CaffioVedi tutti gli articoli
Ammiraglio in congedo, docente a contratto di "Introduzione geopolitica e diritto internazionale del mare" presso l'Università di Bari. E' autore del "Glossario di Diritto del Mare", RM, 2020 disponibile in https://www.marina.difesa.it/media-cultura/editoria/marivista/Documents/supplementi/Glossario_di_diritto_del_mare_2020.pdf