Contrordine! L’Europa guarda di nuovo al gas russo per salvare la sua economia – AGGIORNATO
(aggiornato alle ore 14,00)
Sarà colpa della recessione, della de-industrializzazione, forse solo del fatto che la guerra in Ucraina la sta perdendo anche l’Europa, oppure della quotazione del gas, tornato a oscillare oltre i 50 euro a Megawattora alla Borsa di Amsterdam dopo la notizia che la media degli stoccaggi nella Ue è di poco superiore al 50 per cento.
Il 30 gennaio il Financial Times ha evidenziato che per alcuni Paesi dell’Unione europea il gas russo ha smesso di essere un tabù, inclusa la ripresa del flusso che fino alla fine dello scorso anno attraversava il gasdotto in Ucraina.
Il giornale finanziario ha reso noto che sono in corso, “in via preliminare”, discussioni a Bruxelles sulla possibilità di includere la ripresa della vendita di gas russo nei negoziati per la fine della guerra in Ucraina. Paradossale e contraddittorio se si considera che la Ue sta discutendo restrizioni sulle importazioni di GNL russo nel prossimo pacchetto di sanzioni a Mosca.
I sostenitori del riavvio del flusso di gas russo via tubo sono Germania, Ungheria e Slovacchia ma vi sarebbero dietro anche altre nazioni. A Berlino AfD ha annunciato che in caso di vittoria elettorale ripristinerà i gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico distrutti nel settembre 2022 da un attentato/sabotaggio non certo compiuto dai russi. Budapest e Bratislava chiedono alla Ue di imporre a Kiev il ripristino del flusso di gas russo via gasdotto che Volodymir Zelensky ha chiuso a fine anno.
Del tutto ostili alla ripresa delle relazioni energetiche Europa-Russia sono invece polacchi e baltici. Dopo tre anni di caro-energia l’Europa appare in ginocchio sul fronte energetico ed economico ma per giustificare la rimozione del piano messo a punto dalla Commissione von der Leyen nel 2022 che prevedeva la rinuncia totale al gas russo entro il 2027, oggi è stata elaborata una nuova narrazione.
I promotori dell’acquisto di combustibile russo via tubo sostengono un eventuale intesa abbasserebbe i prezzi elevati dell’energia in Europa, incoraggerebbe Mosca al tavolo dei negoziati e darebbe a entrambe le parti un motivo per attuare e mantenere un cessate il fuoco.
“Ci sono pressioni da parte di alcuni grandi Paesi membri sui prezzi dell’energia e questo è un modo per abbassarli”, ha spiegato una fonte citata dal quotidiano britannico. Anche se questo significa offrire a Mosca di poter contare su quella che era fra le sue principali fonti di ricchezza. Il gas russo che arrivava in Europa attraverso i gasdotti rendeva conto, prima della guerra, del 40 per cento degli acquisti dell’Ue, con la Germania principale importatore.
Ma tornare indietro è tutt’altro che scontato. “E’ pura follia. Come possiamo essere tanto stupidi anche solo da considerarla come opzione possibile?”, ha commentato un’altra fonte.
L’idea però ha fatto infuriare soprattutto i paesi dell’Europa orientale “molti dei quali hanno trascorso gli ultimi tre anni a lavorare per ridurre la quantità di energia russa importata in Ue”, scrive FT mentre alcuni esportatori statunitensi di GNL sono allarmati da questa ipotesi poiché stanno cercando di firmare accordi di fornitura a lungo termine con le società europee e temono che qualsiasi riavvio del transito ucraino possa rendere i loro prodotti nuovamente non competitivi.
Donald Trump ha promesso la fine della guerra con negoziati con la Russia ma ha anche chiesto all’Europa di acquistare più GNL americano.
“Quando arriverà la pace, sono certo che ci saranno discussioni significative sui livelli giusti di rifornimenti di gas all’Europa e da dove devono arrivare”, ha spiegato al Financial Times Gary Mazzottii, chief executive di EP Infrastructure che opera il segmento slovacco del gasdotto che attraversa l’Ucraina.
Per il momento l’obiettivo dichiarato dell’Ue resta quello di liberare il sistema energetico dell’Unione europea da tutti i combustibili fossili russi entro il 2027. Il commissario per l’energia dell’UE Dan Jørgensen dovrebbe presentare un piano per raggiungere tale obiettivo a marzo.
Ma la situazione economica delle imprese del Vecchio Continente sta incrementando le richieste di gas più a buon mercato visto che il combustibile importato costa all’Europa tre o quattro volte di più di quello statunitense, a scapito della competitività.
Alla fine del 2024, il gas da gasdotto russo riforniva il 10 per cento delle importazioni dell’Ue, e si è dimezzato dalla chiusura del flusso dall’Ucraina utilizzando solo il Turk Stream che fornisce all’Ungheria 7,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Ma nel 2024 le importazioni di GNL russo sono aumentate alla quantità record di 17,8 milioni di tonnellate.
Del resto, per compensare lo stop attraverso i gasdotti ucraini, la Russia sta inviando una quantità record di gas all’Europa attraverso la Turchia. Secondo dati diffusi da Reuters citando il gruppo europeo di trasmissione del gas Entsog, le esportazioni di gas naturale russo attraverso il gasdotto Turk Stream verso l’Europa hanno raggiunto un massimo storico di oltre 50 milioni di metri cubi (mcm) al giorno questo mese dopo la chiusura del transito attraverso l’Ucraina che negli ultimi tempi ne veicolava 42 milioni di metri cubi.
La Turchia è rimasta l’unica via per il gas russo via tubo verso l’Europa. Secondo Entsog le esportazioni di gas russo tramite TurkStream sono aumentate in gennaio del 26,8% su base annua, passando da 39,9 mcm a gennaio 2024 a 50,6 mcm al giorno.
In totale, le forniture di gas russo all’Europa tramite TurkStream hanno raggiunto circa 1,57 miliardi di metri cubi (bcm) a gennaio, rispetto a 1,24 bcm a gennaio dell’anno scorso e 1,54 bcm a dicembre dello scorso anno.
La Russia ha fornito circa 63,8 bcm di gas all’Europa tramite varie rotte nel 2022, secondo i dati di Gazprom e i calcoli di Reuters. Tale cifra e’ crollata del 55,6% a 28,3 bcm nel 2024, ma e’ aumentata a circa 32 bcm nel 2024. Al loro picco nel 2018-2019, i flussi annuali verso l’Europa hanno raggiunto tra 175 bcm e 180 bcm.
Preoccupazioni motivate anche dall’aumento del prezzo medio del gas in Europa del 6% a gennaio, fino a 517 dollari per 1.000 metri cubi, secondo i dati della borsa futures ICE di Londra e le analisi TASS.
L’incremento è stato principalmente determinato dall’elevato prelievo di gas dagli impianti di stoccaggio europei durante il freddo invernale e dalla fine del transito del gas russo attraverso l’Ucraina. Alla fine di dicembre 2024, i futures sul gas erano scambiati intorno ai 539 dollari per 1.000 metri cubi, mentre il 31 gennaio 2025 il prezzo ha chiuso a 577 dollari, segnando un aumento del 7% rispetto al mese precedente e toccando il livello più alto da ottobre 2023.
Negli ultimi mesi, i prezzi del gas hanno seguito una tendenza al rialzo: Settembre 2024: 416 dollari (-0,3% su base annua) Ottobre 2024: 456 dollari (-11%) Novembre 2024: 491 dollari (-4%) Dicembre 2024: 489 dollari (+20%) Gennaio 2025: 517 dollari (+53%) I fattori chiave dell’aumento L’incremento dei prezzi è stato causato da diversi fattori combinati: Prelievo record di gas dagli stoccaggi, stop al transito del gas russo dal gasdotto ucraino ma anche i problemi nelle forniture norvegesi a causa di guasti ai giacimenti Troll, Gullfaks e Asgard.
Tutti gli analisti prevedono ulteriori pressioni rialziste sui prezzi nei prossimi mesi.
Immagini Gazprom e Naftogaz
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