Califfato in ritirata a Kobane e Diyala
Le forze curde e le milizie scite irachene appoggiate dalle truppe e dagli aerei iraniani hanno annunciato ieri un duplice successo contro lo Stato Islamico.
I curdi hanno reso nota la liberazione “totale” della città curdo-siriana di Kobane. A confermarlo all’agenzia Askanews è stato Sherwan Minbij Darweesh, uno dei responsabili media dell’Ypg , le unità di difesa del popolo curdo a Kobane.Raggiunto telefonicamente, il combattente curdo ha spiegato di trovarsi nel quartiere “Kani”, all’estremo Est della città liberata alle prime ore di oggi.
“Sono decine i cadaveri che abbiamo trovato per le strade del quartiere e sotto le macerie, molti sono di ragazzi che sembrano non aver compiuto i 18 anni”, spiega al telefono Darweesh. “Da stamane non ci sono stati combattimenti e non sono stati uditi spari Evidentemente i jihadisti si sono dati alla fuga”.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus), organizzazione legata ai ribelli anti-Assad, ha annunciato per primo la liberazione della città riferendo che lo Stato Islamico ha “inviato al fronte una brigata composta da circa 140 elementi in gran parte minorenni” nel tentativo di fermare l’avanzata dei combattenti curdi a Kobane. In questi quattro mesi nella enclave curda diventata simbolo della resistenza anti-Isis (anche per il rifiuto turco di aiutare militarmente i “partigiani” curdi) sono morte almeno 1.607 persone, in gran parte jihadisti.
Secondo il giornalista curdo Mustafa Ebdi, “nelle ultime 48 ore ci sono stati almeno 35 raid” dell’aviazione della coalizione internazionale guidate dagli Stati Uniti.
Bombardamenti “intensi e potentissimi” che hanno preso di mira “le retrovie” dei jihadisti che assediavano la città da oltre quattro mesi. “Ora inizieremo l’offensiva per la liberazione dei villaggi introno a Kobane”, ha detto il responsabile media delle unità di difesa del popolo cuirdo (Ypg), Rdiru Khalil, che .parlando ai microfoni della tv al Arabiya ha affermato che i “combattimenti con l’organizzazione estremista si concentrano ora nei villaggi introno alla città sui tre fronti: orientale, occidentale e meridionale”.
Riguardo agli uomini del Califfato, Khalil, ha detto che “nelle file dei jihadisti registriamo un crollo” spiegando tuttavia che “i campi intorno alla città sono ancora nelle loro mani”.
La difesa di Kobane ha assorbito il 75% dei circa mille raid aerei effettuati in territorio siriano dalla Coalizione (forze USA e arabe) dal 23 settembre scorso.
Ieri un portavoce del Dipartimento di Stato Usa ha sostenuto che le forze curde appoggiate dalla Coalizione internazionale hanno fatto progressi, ma Kobane “resta contesa”.
Prudente anche il Central Command statunitense che ha confermato l’arretramento delle forze jihadiste a Kobane riferendo che ora le forze curde “controllano il 90 per cento della città” siriana.
Il comando americano, che ha sostenuto i curdi con un flusso costante di attacchi aerei, si è mostrato però cauto nelle sue valutazioni, anche dopo l’annuncio di vittoria da parte delle forze curde. Il Comando Centrale si è congratulato con il comando curdo che “hanno combattuto aggressivamente” sottolineando però che la “lotta contro l’IS è tutt’altro che finita”.
Gli uomini del Califfato sarebbero stati sconfitti anche nella provincia irachena nord orientale di Diyala che sarebbe stata riconquistata dalle truppe di Baghdad e soprattutto dalle milizie sciite Badr appoggiate da consiglieri militari, armi ed aerei iraniani.
Il capo della polizia della provincia, generale Jamil al Shamry, parlando al telefono con al Arabiya, ha annunciato la “fine dell’operazione militare lanciata quattro giorni fa” con la “liberazione di 24 villaggi e la ripresa degli ultimi 50 chilometri quadrati” che erano ancora sotto il controllo dei jihadisti.
Sempre ieri le forze di sicurezza irachene hanno ucciso il comandante militare dello Stato islamico a Ramadi, nella provincia occidentale di Anbar, insieme ad altri quattro jihadisti. E’ quanto ha riferito ai media una fonte militare locale, secondo cui il leader ucciso sarebbe di nazionalità siriana. L’operazione sarebbe stata condotta nell’ambito di un’offensiva urbana contro le truppe del Califfo.
Sulla strategia statunitense in Siria improntata ad addestrare 5 mila miliziani “moderati” da contrapporre al Califfato è intervenuto ieri il Presidente siriano Bashar Assad con un’intervista alla rivista americana Foreign Affairs.
E’ un piano ”illusorio” quello degli Stati Uniti di voler addestrare alcuni ribelli selezionati per poter combattere contro lo Stato Islamico (Is) in Siria e i cinquemila ribelli addestrati dagli Usa in Qatar, Arabia Saudita e Turchia saranno considerati ”fuorilegge” e trattati come ogni altro gruppo ribelle.
”Saranno combattuti come ogni altra milizia illegale che combatte contro l’esercito siriano – ha detto – Portare cinquemila combattenti dall’esterno farà sì che la maggior parte di loro diserterà ed entrerà a far parte dell’IS e di altri gruppi. La stessa idea è illusoria”.
Mettendo in dubbio la serietà della campagna guidata dagli Usa contro i jihadisti, Assad ha detto che ”quello che abbiamo visto finora, diciamolo, sono azioni di facciata, nulla di reale.
Gli Stati Uniti hanno fatto pressione alla Turchia per fermare il suo supporto ad al-Qaeda? Non l’hanno fatto”. Il riferimento è alle accuse che il regime di Damasco rivolge al governo di Ankara di sostenere gruppi ribelli, tra cui il Fronte al-Nusra legato ad al-Qaeda.
Foto. TMNews, Ministero Difesa Iracheno, Louai Beshara, AFP, YPG, Stato Islamico
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