Nato e Russia mostrano i muscoli
ANSA – Dopo il ritorno della guerra fredda, venti di guerra calda per l’Ucraina. Venticinque anni dopo la caduta del Muro, Nato e Russia tornano a mostrarsi i muscoli. I ministri della Difesa della Nato a Bruxelles hanno dato il via politico al “più grande rafforzamento dalla fine della guerra fredda” per “rispondere alle sfide da est e da sud”. Mentre Vladimir Putin ha richiamato in servizio per due mesi i riservisti. Una prassi ordinaria, dicono a Mosca. Ma alla coincidenza casuale non crede praticamente nessuno. E la mossa alza ancor più la tensione, tanto a Washington quanto nelle capitali europee.
Tensione che Angela Merkel e Francois Hollande stanno cercando di allentare: con una mossa a sorpresa, che lascia fuori la diplomazia Ue, la Cancelliera ed il Presidente sono volati oggi a Kiev a colloquio con il leader ucraino Petro Poroshenko e domani saranno a Mosca per tentare di spegnere direttamente con Putin l’incendio. Una mediazione lanciata “prima che il conflitto finisca fuori controllo”, come ha spiegato il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier. In sostanza, ha riferito John Kerry che oggi si trovava a Kiev, Merkel e Hollande hanno ricevuto delle proposte top-secret da Putin e intendono a loro volta fare delle “controproposte” per mettere a punto un piano accettabile per tutti.
Il Cremlino, insomma, si dice “pronto a negoziati costruttivi”. Ma è chiaro che l’Occidente non crede più alle parole russe. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ad esempio, ha garantito il “sostegno” dell’Alleanza all’iniziativa di Merkel e Hollande, ma ha richiamato Mosca a compiere finalmente “un genuino sforzo” per una soluzione pacifica.
Mentre il segretario di Stato Usa, a Kiev prima di partecipare alla annuale conferenza sulla sicurezza di Monaco (in cui ci sarà anche il suo omologo Sergei Lavrov), da una parte ha assicurato che l’Occidente non sta cercando il conflitto, dall’altra è tornato a rilanciare l’ipotesi di fornire armi all’Ucraina. Opzione, quest’ultima, pericolosa per la maggior parte degli europei: nettamente contrarie, ad esempio, Berlino, Parigi e Roma.
Il ministro della Difesa tedesco, Ursula van der Leyen, l’ha definita “un passo sbagliato”. L’italiana Roberta Pinotti si è detta seccamente “contraria” perché, ha spiegato, “in un momento in cui c’è una escalation, sarebbe una misura che ulteriormente la rafforza, un incentivo all’aumento della temperatura che invece dobbiamo assolutamente raffreddare”.
Germania e Italia, con Francia, Gran Bretagna, Polonia e Spagna, saranno invece tra le sei ‘nazioni quadro’ che guideranno a rotazione la nuova ‘Nato Responce Force’ (Nrf), il cui rafforzamento – deciso al vertice di settembre in Galles – ieri è passato all’unanimità nella ministeriale Difesa. Via libera essenzialmente politico: a giugno prossimo dovranno essere definiti i dettagli logistici e la piena operatività è prevista dopo il vertice di Varsavia nel giugno 2016. Intanto è stato deciso che la Nrf, che attualmente è dotata di 13mila soldati, passerà ad averne 30mila.
Nell’ambito della Nrf opererà la nuova brigata ‘Spearhead’ della Very High Readiness Joint Task Force(VJTF, forza di prontissima risposta nel gergo Nato): 5mila soldati dispiegabili in 48 ore e che potranno contare su 6 centri di comando nell’est europeo “immediatamente operativi” in Polonia, Romania,Bulgaria, Estonia, Lettonia e Lituania.
In attesa che siano messi a punto tutti i meccanismi, la VJTF è però già schierabile grazie al contributo volontario di Germania, Olanda e Norvegia. Scopo del rafforzamento, hanno sottolineato Stoltenberg ed il capo uscente del Pentagono Chuck Hagel, è “rispondere alle
minacce da est e da sud”. Nato non solo rivolta verso la Russia, quindi, ma che guarda anche “al Nordafrica e al Medio Oriente” e
alla minaccia del terrorismo, con grande soddisfazione dell’Italia sottolineata da Pinotti. Intanto tra le ipotesi di soluzione si fa strada anche quella di uno schieramento dei caschi blu dell’Onu nel Donbass. Secondo un portavoce del ministero degli Esteri russo, anche questo argomento sarà discusso nel vertice Putin-Merkel-Hollande di ndomani al Cremlino.
E da Donetsk, uno dei negoziatori dei separatisti filorussi ha sostenuto che l’autoproclamata repubblica non si opporrebbe ma solo a condizione di un cessate il fuoco. “Dopo la fine del bombardamento delle città, sarebbe accettabile il dispiegamento di peacekeeper lungo la linea di contatto per l’adeguato mantenimenti della pace. Non possiamo escludere un tale scenario ma prima di tutto, e questa è la priorità, il fuoco deve cessare”, ha detto Denis Pushilin, uno dei negoziatori dei separatisti filorussi.
Il ministero degli esteri russo spera che l’imminente incontro a Mosca tra Putin, Merkel e Hollande possa fare chiarezza sulla possibilità di inviare i peacekeeper dell’Onu nel Donbass. “Questi piani sono stati discussi a livello di esperti in via di principio e restano oggetto di discussione”, ha detto il portavoce del ministero Aleksandr Lukashevich, invitando ad attendere l’esito dei colloqui di domani.
Foto: NATO, Eliseo Bertolasi, Cremlino
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