Istruttori, cargo e tanker italiani in Mali
L’Italia conferma un impegno militare in Malì che non si discosta da quanto messo in campo dai partners europei per affiancare le truppe francesi e africane impegnate nei combattimenti contro i miliziani di al-Qaeda e i loro alleati tuareg. L’Italia ”non prevede nemmeno all’orizzonte un coinvolgimento in un’operazione di combattimento” ha affermato il titolare della Farnesina, Giulio Terzi, durante l’’audizione di ieri alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato. L’impegno per la stabilizzazione del Mali, e più in generale del Sahel “è di un’importanza fondamentale” ha aggiunto il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, che ha quantificato l’impegno logistico delle forze armate italiane costituito da “due aerei da trasporto C-130 e un aereo KC-767 per il rifornimento in volo” che si aggiungono ai 15 istruttori (che potrebbero diventare 24) già previsti dalla missione europea che addestrerà l’esercito di Bamako nel sud del Malì, ben lontano dalla zona interessata dai combattimenti. Il via libera all’impiego delle forze italiane per compiti logistici è stato approvato dalla Camera per una durata di due mesi più un altro di eventuale estensione. I velivoli cargo sono indispensabili sul breve periodo per consentire di trasportare in Malì truppe e materiali dell’esercito francese (compito per il quale sono stati mobilitati ieri anche aerei da trasporto statunitensi) e per trasferire i 4 mila militari offerti da 11 Paesi africani dei quali 1.200 proverranno dalla Nigeria che avrà il comando della forza panafricana. Non è chiaro invece se il tanker KC-767 verrà utilizzato per rifornire in volo solo gli aerei da trasporto o se avrò il compito di “fare il pieno” anche ai cacciabombardieri Rafale che compiono incursioni sul Malì decollando da aeroporti sul territorio francese. Anche la base statunitense di Sigonella, in Sicilia, risulterà coinvolta nelle operazioni poiché ospita i droni da sorveglianza strategica Global Hawk che secondo indiscrezioni hanno già effettuato numerose missioni sul nord del Malì per individuare le basi jihadiste. Sul campo di battaglia si registrano nuove incursioni di cacciabombardieri francesi contro le postazioni di Al-Qaeda nel Maghreb islamico nella zona di Timbuctù ma l’offensiva per liberare il nord del Malì invaso dai jihadisti nella primavera scorsa non sembra essere ancora iniziata. Le operazioni condotte dai francesi e dalle truppe maliane (in tutto meno di 5 mila soldati) hanno permesso finora di fermare l’offensiva lanciata due settimane or sono dai qaedisti. Il contrattacco ha consentito di riconquistare Konna, Diabaly e Douentza e di infliggere severe perdite ai jihadisti che avrebbero lasciato sul terreno centinaia di caduti e alcune decine di mezzi. Un obiettivo impossibile da raggiungere senza l’intervento francese, come ha ammesso ieri il generale Ibrahima Dahirou Dembelé, capo di stato maggiore delle forze di Bamako. Nelle roccaforti jihadiste del nord, Timbuctù, Gao e Kidal, i cacciabombardieri Mirage e i Rafale francesi hanno colpito basi logistiche e centri di comando dei quaedisti che avrebbero iniziato a disperdersi sul vasto territorio circostante e nelle aree di confine con Algeria e Mauritania. Gli scontri degli ultimi giorni hanno evidenziato l’incapacità dei qaedisti di affrontare in campo aperto gli elicotteri e i mezzi francesi. Per questo la fase convenzionale del conflitto maliano potrebbe risolversi in breve tempo con la riconquista delle città del nord aprendo una fase “asimmetrica”, più lunga e nella quale le truppe franco-africane dovrebbero fare i conti con imboscate, azioni di guerriglia e terrorismo. Una guerra di logoramento nella quale i miliziani islamisti sono dei veri specialisti.
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LE FORZE IN CAMPO
Francia – 2.500 militari (3.150 con i reparti logistici mobilitati fuori dal Malì), blindati, elicotteri Gazelle Puma e Tigre, cacciabombardieri Mirage 200, Mirage F-1 e Rafale (140 missioni tra l’11 e il 22 gennaio) , tanker KC-135 e cargo C-160
Ecowass – 4 mila militari afrucani dei quali solo 850 già in Malì: 1.200 nigeriani, e battaglioni di 4/500 soldati da Nigeria, Benin, Togo, Niger e Ciad, Burkina Faso,l Senegal, Guinea e Ghana.
Europa – Aerei cargo da Olanda, Germania (4-C-160 e iun Airbus 310), Spagna (2 C-130) Canada (un cargo C-17), Belgio (2 C-130), Danimarca (1 C-130).
Italia – Due cargo C-130J e un tanker KC-767
Stati Uniti – Due aerei cargo,100 istruttori per la forza africana di Ecowass, più il supporto intelligence fornito dalle forze Cia e pentagono e in Sahel
Gran Bretagna – Due aerei cargo C-17 e possibile impiego forze speciali (SAS) e velivoli teleguidati Reaper
UE – La European Union Training mission in Malì (EUTN Malì) sarà composta da 450 uomini, di cui 200 istruttori e w250 tra logistica e forze di protezione), per un costo complessivo di 12,3 milioni di euro per un mandato iniziale di 15 mesi. Il quartier generale sarà a Bamako, ma l’addestramento avverrà nel sud del Paese.
Jihadisti – Le stime valutano in 3.500 combattenti le forze messe in campo da al-Qaeda nel Maghreb Islamico,Ansar Eddine e Mujao. movimenti
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.