Le sfide del Libro Bianco

Stemma_SMDNegli ultimi tempi ogni processo di ristrutturazione della Difesa ha subito una completa battuta d’arresto in vista dell’apparizione del Libro Bianco della Difesa che, atteso con trepidazione, avrebbe fornito indicazioni chiare e risposte esaurienti sulla base delle quali  agire e programmare.

Così un’importante revisione organizzativa dell’Esercito, voluta con forza dall’allora Capo di SME generale Claudio Graziano e che prevedeva, tra l’altro, lo scioglimento di due brigate, si è totalmente arenata, forse anche a causa di pressioni politiche localistiche. In modo analogo  ogni decisione sul futuro della nostra Aeronautica e sulla consistenza e composizione della linea caccia è stata rinviata, pur con il dubbio escamotage di piccole successive commesse di F35.

Il documento finalmente apparso alla fine di aprile delude le aspettative di chi si aspettava definitivamente chiarezza su questi temi, andando ad affrontare la varie problematiche in chiave prevalentemente politica e dando solamente una serie di indicazioni di massima che costituiscono una semplice cornice normativa generica, che andrà riempita, completata e specificata con successivi provvedimenti, sia legislativi che amministrativi.

untitled8D’altro canto bisogna riconoscere che l’ampiezza e la portata delle tematiche sul tappeto rendevano impossibile la stesura di un documento programmatico analogo a quello cui sono abituati altri Paesi, soprattutto di cultura anglosassone.

Non si trattava, infatti, di enunciare gli intendimenti dell’esecutivo per i prossimi anni, specificando compiti e strutture di un organismo vitale e flessibile, ma di definire partendo quasi da zero concetti rivoluzionari per il nostro Paese, come la prevalenza da accordare alla tutela degli interessi vitali della nazione, l’individuazione delle aree di gravitazione prioritaria  sulle quali eventualmente agire per l’impossibilità di contribuire a qualunque iniziativa internazionale, la revisione delle strutture direttive e di comando, l’istituzione di una riserva a carattere operativo, la completa trasformazione delle procedure di arruolamento ed avanzamento del personale, con la conseguente necessità di incrementare l’aliquota in ferma breve a scapito di quella in servizio permanente effettivo, l’introduzione di forti meccanismi meritocratici negli avanzamenti di carriera o l’obbligo che ad una promozione corrisponda una posizione organica vacante.

È l’intera architettura della Difesa che verrebbe ridisegnata, a partire dalle strutture di vertice che vedono un forte potenziamento della figura del Capo di SMD e dei compiti assegnati al Comando Operativo di vertice Interforze da lui dipendente, a detrimento delle singole componenti.

830657a5-66e5-4b62-8cb3-9e7801919b1904E’ comprensibile quindi che i dettagli e gli aspetti meno politici e più tecnici vengano demandati a direttive successive, anche se può apparire eccessivamente ottimistico mantenere un livello di forza programmato di 150.000 uomini, un valore probabilmente non sostenibile con l’attuale flusso di risorse.

Certo in questo difficile cammino non mancheranno le insidie e le avversità e già sono sopraggiunte da più parti critiche e polemiche, soprattutto di fonte militare.

Alcune sottolineano problemi concreti e criticità innegabili, altre appaiono difficilmente comprensibili, come quelle riconducibili ad una Forza Armata che si è vista assicurare, proprio alla vigilia della pubblicazione del Libro Bianco, il completamento del programma delle fregate FREMM dopo la rassicurante smentita che quei fondi sarebbero stati destinati al altra componente: altro che ottica interforze, siamo alla solite schermaglie tra servizi per accaparrarsi le briciole di un bilancio sempre più esiguo!

Ma gli ostacoli maggiori potranno venire da altre tematiche, come il difficile reperimento di risorse da destinate a misure di accompagnamento ed esodo anticipato del personale in esubero, provvedimenti quanto mai necessari ma che dovrebbero concretizzarsi in un quadro economico negativo ed in presenza di sensibilità politiche parlamentari molto dubbie (inutile ricordare le polemiche che accompagnarono solo un paio di anni fa la proposta, bollata come “scivolo d’oro” e poi abbandonata, di esenzione dal servizio per gli ultimi 10 anni con l’85% dello stipendio).

DSC_3455Molto forte potrebbe essere anche la resistenza alla soppressione di comandi ed enti intermedi di scarsa o nulla utilità, ormai non più sostenibili ma che assicurano posizioni organiche copiose e non troppo operative, mentre potenzialmente devastante potrebbe risultare il rischio di ricorsi di massa alla giustizia amministrativa in seguito a modifiche normative che possano intaccare interessi consolidati e dati per acquisiti (a tal proposito il recente pronunciamento della Consulta in materia pensionistica costituisce un interessante precedente).

L’ipotesi che i provvedimenti relativi al personale siamo oggetto di visioni differenti e contrastanti, nonché ostacolo assai difficilmente superabile sulla strada della riforma complessiva dello strumento, sembrerebbe avvalorata dalle modifiche che il Libro Bianco ha subito nel giro di pochi giorni, tra il 20 di aprile e la fine del mese.
In corrispondenza della prima data era infatti apparsa in rete una prima versione del documento, immediatamente definito dalla Difesa come una semplice ipotesi di lavoro.

2023f522-cc6f-4c29-8512-2ddc67fd837d08MediumIn realtà questa prima stesura, sostanzialmente analoga se non identica alle successive nelle enunciazioni generali su principi ispiratori, quadro strategico, lezioni apprese e predisposizioni per la trasformazione, conteneva anche indicazioni piuttosto particolareggiate relativamente all’arruolamento ed alla struttura del personale.

Queste disposizioni sono scomparse nella versione definitiva, o hanno assunto toni sfumati e generici.
Così ad esempio è stata eliminata  la suddivisione numerica tra le varie categorie di personale, mentre il requisito della provenienza esclusiva dalla truppa per i sergenti ed i marescialli è diventato quello di una provenienza di massima, lasciando aperto quindi uno spiraglio per il mantenimento degli attuali marescialli a nomina diretta, una figura molto apprezzata dall’Esercito (laurea breve ma con un buon 50% del triennio di formazione dedicato ad attività pratiche ed operative).

Sono a detta di molti dei comandanti di plotone di prim’ordine, spesso più preparati nei compiti specifici degli ufficiali del Ruolo Normale, in possesso di una formazione prevalentemente accademica. Un ritorno al passato non verrebbe accolto favorevolmente.

5-rgt-alp-Task-Force-Centre-a-Sabzak-PassScompare anche la necessità per i sergenti di maturare 16 anni di anzianità per la promozione a maresciallo (davvero eccessiva e quasi punitiva), o l’identificazione di successive ferme prefissate per la truppa, con possibile transito al termine di queste nelle Forze di Polizia (una tematica da sempre invisa alle organizzazioni sindacali di categoria).

Lo stesso principio dell’unicità del vertice tecnico-militare è meno chiaramente delineato nella versione definitiva, nella quale il  Direttore Nazionale degli Armamenti non è più indicato come direttamente dipendente dal Capo di Stato Maggiore della Difesa.

In compenso appaiono rafforzate le prerogative del Ministero, responsabile diretto delle politiche riguardanti l’area industriale dell’aerospazio, sicurezza e difesa, che in prima stesura erano delegate al Direttore Nazionale degli Armamenti.

Italy_FACO_photo_1In materia di trattamento economico del personale il Libro Bianco definitivo introduce l’opportunità di una profonda revisione della sua struttura, che esalti la specificità della condizione militare, sottolineando però nel contempo, ed in maniera potenzialmente contraddittoria, l’equiparazione giuridica ed economica dei militari al comparto unico Difesa/Sicurezza e la necessita di dinamiche salariali comunque compatibili con quelle generali sull’impiego pubblico.

Infine, molto opportunamente, nella variante finale è stata inserita una disposizione che prevede la costituzione di un organismo posto alle dipendenze del Capo di SMD per la gestione ed il coordinamento delle risorse umane destinate ad incarichi interforze, un provvedimento che potrebbe svincolare tale personale da forme di dipendenza, non solo psicologica, dalla Forza Armata di provenienza.

Tutte queste variazioni, apparentemente di scarso rilievo nel corpo complessivo del documento, denotano invece l’esistenza di vaste aree di possibile scontro e contrapposizione.

imagesCALDCSRFI problemi da affrontare sono pertanto molti e di non facile soluzione, mentre i tempi fissati dal Libro Bianco per l’emanazione dei provvedimenti attuativi in materia di revisione della governance, adeguamento del modello operativo, arruolamento, selezione ed avanzamento del personale e di politica industriale sono estremamente stringenti, dell’ordine dei mesi.

Siamo pertanto di fronte ad una nuova, formidabile sfida per il Governo Renzi, il cui superamento dipenderà anche dal grado di coinvolgimento diretto del premier nelle decisioni  finali e dalla sua volontà di appoggiare, se necessario in prima persona, provvedimenti che implicano scelte difficili e potenzialmente impopolari.

Foto: Difesa.it, ISAF, Lockheed Martin

Alberto ScarpittaVedi tutti gli articoli

Nato a Padova nel 1955, ex ufficiale dei Lagunari, collabora da molti anni a riviste specializzate nel settore militare, tra cui ANALISI DIFESA, di cui è assiduo collaboratore sin dalla nascita della pubblicazione, distinguendosi per l’estrema professionalità ed il rigore tecnico dei suoi lavori. Si occupa prevalentemente di equipaggiamenti, tecniche e tattiche dei reparti di fanteria ed è uno dei giornalisti italiani maggiormente esperti nel difficile settore delle Forze Speciali. Ha realizzato alcuni volumi a carattere militare ed è coautore di importanti pubblicazioni sulle Forze Speciali italiane ed internazionali.

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