Difesa contro i missili balistici: i giochi di Ankara
Restano incerti gli sviluppi del programma per il sistema di difesa nazionale contro i missili balistici turco. La gara T-LORAMIDS era stata vinta dal sistema cinese China Precision Machinery Import Export Corporation’s (CPMIEC) HQ-9, derivato dall’S-300 russo e impostosi grazie anche al prezzo competitivo (3,4 miliardi di dollari) e alle ampie ricadute promesse all’industria turca.
Da quanto si apprese i cinesi avevano superato i sistemi occidentali concorrenti, lo statunitense Lockheed Martin Patriot PAC 3 e l’italo francese SAMP-T con missile Aster 30, anche se quest’ultimo aveva avuto i maggiori gradimenti dai militari di Ankara.
Le trattative con i cinesi sono però andate per le lunghe e gli statunitensi, che non avevano digerito lo smacco del Patriot, hanno evidenziato che l’HQ-9 non sarebbe mai stato integrato nella rete di difesa aerea e antimissile della NATO.
Ankara continua a prendere tempo e dal settembre scorso (dopo le difficoltà sorte con i cinesi circa i ritorni per le aziende turche) ha aperto alla possibilità di acquisire il SAMP-T ovviamente potendo inserire aziende turche nello sviluppo di un programma nazionale di difesa antimissile che consenta ampie ricadute tecnologiche.
Nei negoziati in corso intorno al programma noto come Air and Missile Defence System (AMDS) si è ipotizzata la messa a punta di un nuovo consorzio allargando Eurosam (costruttore del SAMP T con Thales, MBDA Italia e MBDA Francia) alle aziende turche e addirittura la cessione ai turchi di alcune batterie già in servizio con l’Esercito italiano o l’Aeronautica francese.
A favorire la decisione turca di affidare la sua difesa antimissile al sistema europeo doveva contribuire il dispiegamento nel sud della Turchia di due batterie di SAMP-T italiane nell’ambito del dispositivo NATO che protegge la Turchia da eventuali attacchi missilistici dalla Siria.
Lo schieramento in Turchia di parte del 4° reggimento contraerei “Peschiera” dell’Esercito doveva già avvenire nel 2013 (quando si ipotizzò di schierarlo anche in Giordania) ma la missione non è mai decollata. Secondo indiscrezioni due batterie italiane di SAMP/T sembravano destinate a rimpiazzare tra poche settimane i Patriot spagnoli ma l’operazione del reggimento Peschiera non è stata inserita nel decreto missioni.
Secondo alcune fonti gli statunitensi premono per chiudere entro l’anno la missione NATO che difende dai missili balistici il territorio turco. Considerato che il conflitto siriano non è certo terminato si tratta di pressioni sospette che potrebbero essere rivolte proprio a evitare il dispiegamento del SAMP-T, la cui affermazione in Turchia rafforzerebbe un pericoloso concorrente per i sistemi anti balistici statunitensi.
Paradossalmente, con un po’ di malizia, Washington ha più interesse a vedere vittoriosi nella gara turca prodotti russi o cinesi piuttosto che il SAMP-T italo-francese, concorrente diretto e sui mercati Occidentali.
D’altra parte Ankara non sembra avere le idee chiare oppure gioca astutamente su più tavoli senza mai prendere decisioni definitive per incassare il più possibile in termini di riduzione dei costi e ampliamento della partecipazione nazionale.
La Turchia del resto si è data l’obiettivo di raggiungere la piena indipendenza nella produzione di equipaggiamenti militari per le sue forze armate entro il 2023, obiettivo che può essere “forzato” attribuendo nomi nazionali a prodotti stranieri realizzati in cooperazione. Nel 2014 Ankara ha prodotto o assemblato in casa il 60% dei materiali acquisiti per le sue forze armate.
Chi si attendeva una più chiara definizione del programma antimissile turco dall’ultima edizione di IDEF, il Salone della difesa di Istanbul, è rimasto deluso e, anzi, ha visto aumentare la confusione.
L’intesa governativa firmata tra Italia e Turchia non ha contenuti vincolanti né rilevanti, i cinesi hanno rilanciato il loro HQ-9 in termini di contropartite e i turchi hanno aperto anche all’ipotesi di adottare il sistema russo S-300VM (probabilmente in versione avanzata proposta da Rosoboronexport) inizialmente scartato dalla gara T-LORAMIDS ma che forse oggi può tornare in lizza in seguito a un contesto politico più favorevole dopo l’intesa che porterà ampie forniture di gas russo alla Turchia.
Foto Eurosam, Rosoboronexport e CPMIEC
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