Stato Islamico: 10 mila jihadisti uccisi
Oltre 10mila jihadisti dello Stato islamico sono stati uccisi in 9 mesi di bombardamenti della coalizione anti-Isis a guida americana, in Siria e in Iraq. Lo ha annunciato il 3 giugno il vice segretario di Stato Usa, Antony Blinken.
“Abbiamo assistito a enormi perdite da parte di Daesh (Isis), oltre 10mila dall’inizio della campagna militare e questo avrà un impatto”, ha affermato Blinken alla radio francese dove ha ammesso però che lo Stato Islamico rimane flessibile e in grado di prendere l’iniziativa, ma “ci sono stati passi avanti reali” perché “l’Isis ora controlla il 25 per cento in meno del territorio”.
Affermazione discutibile considerato che in Siria l’IS si è allargato fino a controllare la metà del territorio nazionale mentre in Iraq il terreno perduto a Tikrit e nel nord è stato compensato dai successi dei jihadisti nella provincia occidentale di al-Anbar.
Le ultime informazioni rivelano infatti che lo Stato Islamico controlla in Iraq e Siria un territorio di circa 300 mila chilometri quadrati, vasto quindi quanto l’Italia.
Ammesso che la Coalizione abbia davvero inflitto perdite così alte all’IS, occorre sottolineare la capacità delle milizie islamiste di arruolare nuovi combattenti inclusi i “foreign fighters”, volontari stranieri stimati dall’Interpol in 25 mila dei quali 4mila sono stati identificati.
Il segretario generale dell’Interpol, il tedesco Juergen Stock, intervenendo a un convegno sulla collaborazione nel campo dell’anti-terrorismo in corso a Barcellona. Stock ha ricordato come ancora lo scorso settembre l’identificazione dei jihadisti stranieri fosse inferiore ai novecento profili. Stock ha tuttavia ammonito che la gran parte dei combattenti stranieri dell’IS restano ancora senza un volto né un nome.
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