MOGADISCIO OFFRE L’AMNISTIA AI PIRATI “PENTITI”

Secondo i dati della Forza navale europea nell’Oceano Indiano (Operazione Atalanta) la secca diminuzione degli atti di pirateria nelle acque somale negli ultimi 12 mesi ha determinato un drastico calo dei sequestri di navi.  Nel 2009 vennero sequestrate 46 navi, 47 nel 2010 e ben 176 nel 2011, ma solo una settantina di mercantili sono stati catturati dai pirati somali nel 2012. Un risultato determinato soprattutto dalla massiccia presenza di navi da guerra internazionali e dalla diffusa presenza di guardie armate a bordo dei mercantili, specie quelli dei Paesi  occidentali. A Mogadiscio il presidente somalo, Hassan Sheikh Mohamoud ha annunciato che sono in corso negoziati ”in modo indiretto con i pirati attraverso i notabili” dei villaggi costieri per offrire un’amnistia che cesseranno le attività illecite  precisando che tale misura vale per i giovani e non per i capi, alcuni dei quali sono ricercati dall’Interpol. ”Bisogna porre fine alla pirateria”, ha aggiunto il capo dello Stato, la cui elezione da parte del Parlamento lo scorso settembre ha sollevato una speranza di normalizzazione del Paese. Hassan Sheikh Mohamed ha riferito, in un’intervista alla France Presse, di aver già ottenuto la liberazione di sei persone in cambio dell’amnistia e ha aggiunto di avere buone speranze di farne liberare presto altre 24, così come due imbarcazioni catturate. Il capo dello Stato somalo conta inoltre di sollecitare la comunità internazionale affinché lo aiuti a ”offrire” ai giovani somali un ”modo diverso per guadagnarsi la vita”. In pratica il presidente chiede all’Occidente denaro per indennizzare i pirati che decidono di cambiar vita. Secondo analisti e fonti governative somale citate dai media locali, un ruolo lo starebbe giocando anche Mohamed Abdi Hassan, detto ‘Afweyne-Bocca larga’, autore di clamorosi sequestri che recentemente si è ritirato a vita privata. Secondo le stesse fonti l’ex pirata, godendo di una sorta d’immunità diplomatica, potrebbe essere addirittura uno dei vari ”mediatori” nelle trattative in corso a Mogadiscio, anche se tale notizia non è stata confermata. Di fronte alla mossa del presidente è sceso in campo l’ufficio dell’Onu per la droga e il crimine (Unodc), che ha espresso qualche dubbio sull’amnistia: ”La priorità è liberare gli ostaggi, portare davanti ai tribunali i responsabili degli attacchi e condannarli” ha affermato alla Reuters il responsabile regionale, Alan Cole.

(con fonte Ansa)

Foto Royal Navy

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