La US Navy di domani
Dopo aver aggiornato, assieme ai collegi dei Marines e della Guardia Costiera, il documento strategico principale (vedi ANALISI DIFESA Aprile 2015) il Chief of Naval Operation, ammiraglio Jonathan Greenert, ha espresso a Luglio attraverso un agile scritto le sue idee per l’immediato futuro della US Navy. Si tratta del CNO’s Navigation Plan 2016-2020, che in modo molto forte è sintetizzato in tre concetti facilmente memorizzabili: warfighting first, operate forward, be ready.
Questa sintesi, a nostro parere, sarebbe molto piaciuta all’ispiratore della strategia marittima americana Alfred T. Mahan, i cui fondamentali pensieri sono ancor oggi la base della politica navale d’oltreatlantico.
Il nuovo Navigation Plan è un insieme di idee legate alla strategia operativa del corretto impiego del Potere Marittimo e alla programmazione di un consequenziale rinnovamento dello strumento navale non disgiunto da una nuova politica del personale. Si inizia stabilendo sei “priorità programmatiche” per il 2016, che elenchiamo in una sintetica traduzione:
– Mantenere un credibile, moderno e survivable deterrente strategico basato sul mare,
– Sostenere una presenza avanzata, distribuita globalmente nelle aree che contano,
– Sviluppare una abilità ed una capacità di vincere decisamente,
– Fare attenzione alla prontezza in mare ed a terra per assicurare alla Marina una sicura capacità operativa,
– Migliorare le capacità asimmetriche della Marina negli spazi “fisici” così come nel cyberspace e nello spettro elettromagnetico,
– Sostenere un’importante base industriale particolarmente nel campo delle costruzioni navali.
Per ottenere nel periodo 2016-2020 una Marina ancora in grado di sviluppare una importante presenza mondiale, il CNO pianifica una serie di grandi programmi di finanziamento, che prevedono, citando solo i principali, di:
– Mantenere una forza di 14 SSBN dotati di missili Trident D5 anche con l’impostazione di un nuovo tipo di sottomarino in grado di sostituire gli Ohio,
– Refueling la USS George Washington con i grandi lavori da iniziare nel 2017.
– Immettere in servizio due DDG classe Burke all’anno in modo da averne 72 per il 2020,
– Immettere in servizio due SSN classe Virginia all’anno così da averne 22 per il 2020,
– Iniziare la pianificazione dei sostituti delle LSD con le nuove LX(R), arrivando in parallelo a 12 LPD,
– Continuare ad espandere il programma per le Afloat Forward Staging Base (AFBS) e per le Joint High-Speed Vessel (JHSV) ,
– Completare il programma delle Littoral Combat Ships (LCS) e iniziare quello delle nuove fregate,
– Investire nei programmi per le contromisure contro mine per i pattugliatori marittimi,
– Migliorare la capacità ASW di superficie,
– Iniziare la costruzione delle nuove unità per il rifornimento T-AO(X),
– Portare quattro stormi imbarcati su E-2D Advanced Hawkeyes,
– Continuare il supporto per l’immissione in servizio del F-35C Lightning II,
– Procurare 47 aerei da pattugliamento P-8 A.
Il documento si conclude sottolineando che la revisione strategica in atto vuole enfatizzare che la “presenza avanzata” della Navy è essenziale per rinforzare le alleanze e per assicurare il corretto funzionamento del sistema economico globale basato sul libero flusso dei beni per mare. La presenza oltremare dovrà essere quindi di 115 unità nel 2020 con un aumento di 20 navi rispetto all’attuale con un’aumentata presenza nell’area Asia-Pacifico basata su altri LCS, JHSV, P-8 A, SSN e DDG. L’aumento è previsto anche per l’area del Medio Oriente con LCS basati a rotazione in Bahrain.
Per le acque europee i programmi non sono troppo impegnativi pur mantenendo a Rota i DDG con capacità BMD e continuando lo sviluppo di siti a terra per Aegis in Polonia e Romania.
Il documento contiene anche alcune interessanti decisioni per il personale, tra cui alcuni aumenti per paghe ed indennità per chi è destinato all’estero e il programma per allargare al personale femminile tutte le possibili destinazioni oggi limitate al 96% .
Nelle ultime righe l’ammiraglio Greenert, che a breve lascerà la sua carica, conclude dicendo che “gli ultimi dieci anni di guerra e di incertezza hanno fatto pagare il loro pedaggio, ma questi programmi assicureranno alla Navy di rimanere una forza bilanciata e efficiente, capace di combattere e vincere oggi, mentre costruiamo la Marina di domani”. Anche queste parole sarebbero molto piaciute a Mahan.
Pier Paolo RamoinoVedi tutti gli articoli
L'ammiraglio Ramoino è Vice Presidente del Centro Universitario di Studi Strategici e Internazionali dell'Università di Firenze, Docente di Studi Strategici presso l'Accademia Navale di Livorno e cultore della materia presso la Cattedra di Storia delle Relazioni Internazionali dell'Università Cattolica del S. Cuore a Milano. Dal 1982 a tutto il 1996 ha ricoperto le cattedre di Strategia e di Storia Militare dell'Istituto di Guerra Marittima di Livorno, di cui è stato per dieci anni anche Direttore dei Corsi di Stato Maggiore. Nella sua carriera in Marina ha comandato diverse unità incluso il caccia Ardito e l'Istituto di Guerra Marittima.