I russi in Siria e i raid contro l'Isis della Coalizione

Solo consiglieri militari o anche unità combattenti per affiancare le truppe siriane contro le milizie dello Stato Islamico e di al-Qaeda?

Circa l’impegno militare russo in Siria le informazioni sono contrastanti e difficili da verificare. Mosca ammette l’invio di armi, mezzi e consiglieri militari ma senza compiti di combattimento.

Del resto, come ha ribadito il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, i consiglieri militari russi a Damasco ci sono fin dagli anni’60.

Tra i mezzi si parla di blindati BTR 82 (foto sotto) , cacciabombardieri Mig 29 e caccia intercettori Mig 31, questi ultimi gestiti con ogni probabilità da personale russo considerato che il velivolo è in servizio da molti anni ma solo con le forze aeree di Russia e Kazakhistan.

Fonti libanesi riferiscono che le forze del Cremlino abbiano già avviato operazioni militari anche se si tratterebbe di “interventi limitati” effettuati da piccoli reparti di Fanti di Marina a sostegno delle truppe siriane sul fronte di Latakya.

I “marines” di Mosca già sbarcati all’aeroporto della città costiera siriana sarebbero almeno una compagnia (oltre cento militari) ma secondo la ricognizione satellitare statunitense sarebbero già pronti alloggi per un migliaio di russi che potrebbero affluire rapidamente con il ponte aereo effettuato anche con i super cargo Antonov An-124.

Nello stesso scalo sarebbero sbarcati sistemi radar, di difesa aerea e comunicazioni.

A Latakya, secondo quando riportato da Maurizio Molinari su “La Stampa”, sarebbero atterrati anche 2 cargo di Air Mahan, la compagnia aerea commerciale iraniana accusata dagli Stati Uniti di trasportare uomini e mezzi della «Forza Al Qods», i reparti dei Guardiani della rivoluzione che operano all’estero e che da tempo sono presenti in forze in Siria insieme agli Hezbollah libanesi e a miliziani sciti iracheni.

Gli Stati Uniti hanno definito “destabilizzante” l’invio di armi e truppe russe in Siria che potrebbe costituire una “minaccia” per la Coalizione anti-ISIS (a guida statunitense) e provocare un numeri maggiore di vittime e di rifugiati in Europa.

La Coalizione per ora ha fatto però ben poco contro l’ISIS, almeno a giudicare dalla vivacità che il Califfato dimostra restando all’offensiva su tutti i fronti siriani. Gli ultimi dati del Pentagono riferiscono che al 7 agosto i raid in Iraq e  Siria sono stati uccisi approssimativamente dai 10 ai 15 mila miliziani.

Gli Stati Uniti hanno speso in 373 giorni 3,7 miliardi di dollari, 9,9 milioni al giorno, dei quali 4,6 miliardi per le 23 mila armi (missili, razzi e bombe lanciati dai velivoli) impiegate in 22.200 sortite aeree effettuiate da aerei da combattimento (dati al 31 agosto) di cui solo 6.127 hanno portato ad attacchi (in media solo 16 al giorno su un area controllata dall’ISIS estesa quanto la Gran Bretagna) che hanno distrutto oltre 10 mila obiettivi: 196 impianti petroliferi siriani, 119 carri armati e 340 veicoli (prede belliche che l’ISIS aveva catturato alle truppe iracheni e siriane), 2.577 postazioni militari, 3.262 edifici, 510 basi e accampamenti e 3.680 obiettivi diversi.

Sono state effettuate inoltre 8.211 sortite di intelligence, sorveglianza e ricognizione, 8.530 sortite da trasporto (65.250 tonnellate trasportate) e 15.200 sortite dei tanker da rifornimento in volo.

Foto: AP, Military Today e US DoD

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