Se i nostri alleati afghani stuprano i bambini
Bambini trattati come schiavi del sesso, incatenati al letto dei loro aguzzini: quegli stessi soldati afghani che avrebbero dovuto proteggerli dai talebani e invece abusavano di loro, sotto gli occhi ‘impotenti’ dei marines americani, costretti a ignorare le lor o disperate grida e a tacere.
E’ l’agghiacciante inchiesta del New York Times che ha raccolto testimonianze e deposizioni proprio di quegli ex militari Usa di stanza in Afghanistan, tra il 2010-12, alcuni dei quali cacciati per aver agito di fronte agli abusi, altri uccisi perché, agli occhi delle vittime, erano in qualche modo complici. Uno di questi, il caporale Gregory Buckley, ucciso alla base militare Usa nel 2012 insieme ad altri due commilitoni, raccontò al padre di aver sentito in più occasioni i poliziotti afghani abusare sessualmente i bambini portati alla base.
“Durante la notte li sentivamo gridare, ma non potevamo far nulla.
Non ci era permesso”, disse al padre il quale lo esortò a dirlo ai suoi superiori. “Mio figlio lo fece, ma loro risposero di volgere lo sguardo dall’altra parte perché faceva parte della cultura locale”, ha detto il padre convinto che il figlio sia stato ucciso perché sapeva e non ha fatto nulla.
Gli stupri di bambini sono una piaga dilagante in Afghanistan, in particolare tra i comandanti militari che dominano le zone rurali del Paese, fa notare il Nyt. La pratica viene chiamata ‘bacha bazi’ (letteralmente ‘gioco su bambini’) e i soldati e marines americani sono stati istruiti a non intervenire, in alcuni casi neanche quando gli alleati afghani abusavano dei ragazzini nelle basi militari.
Gli abusi sono proseguiti anche mentre le forze americane reclutavano i soldati afghani per addestrarli a combattere contro i talebani. Ma i soldati e i marines sono rimasti turbati dall’impossibilità di denunciare i pedofili mentre in alcuni casi li armavano e li piazzavano a capo di villaggi.
“Il motivo per cui eravamo lì era per le terribile cose che sapevamo i talebani facevano contro la popolazione, abusando dei diritti umani”, ha raccontato al Nyt, Dan Quinn, (nella foto a lato) ex capitano delle forze speciali Usa che una volta picchiò a sangue un comandante delle milizie sostenute dagli americani che teneva un ragazzino incatenato al letto come ‘schiavo del sesso’.
“Ma stavamo dando il potere a persone che commettevano cose peggiori dei talebani, come mi fecero capire anche gli anziani del villaggio”, ha aggiunto l’ex militare statunitense che, dopo aver picchiato il comandante afghano, è stato demansionato e richiamato dall’Afghanistan.
La politica di istruire i soldati a ignorare i pedofili tra le forze afghane è ora sotto esame soprattutto dopo che è emerso che alcuni dei militari che hanno disobbedito a quegli ordini, hanno subito azioni disciplinari, come il capitano Quinn e, in alcuni casi, hanno avuto la carriera rovinata.
Il portavoce del Comando americano nel Paese, il colonnello Brian Tribus, ha confermato che “generalmente, le accuse di abusi sessuali sui bambini, compiuti da persone dell’esercito o della polizia afghana, sono materia che attiene al diritto penale afghano” e che “non è richiesto espressamente ai militari americani di denunciare” gli stupri.
La notizia dei diffusi stupri di bambini è trapelata dalle testimonianze di soldati statunitensi ma pare poco credibile che uomini delle forze di sicurezza afghane abbiano compiuto crimini simili solo nelle basi congiunte con le forze statunitensi e non anche in quelle dove erano presenti altri contingenti alleati che da anni addestrano, affiancano e appoggiano la polizia e l’esercito di Kabul.
Foto Time Magazine, IRIN,t Kirsten Luce/The New York Times
(con fonti ANSA e AGI)
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