SENZA VERGOGNA
Doveva ripristinare la credibilità internazionale dell’Italia e invece il governo Monti è riuscito, quasi a tempo scaduto, a far sembrare un atto eroico anche l’8 settembre. Il voltafaccia con il quale i “tecnici” dell’esecutivo italiano hanno deciso di consegnare nuovamente Salvatore Girone e Massimiliano Latorre agli indiani passerà alla Storia come l’atto più ignobile compiuto dall’Italia nei confronti dei suoi militari. Patetici i tentativi di giustificare la decisione con nuove garanzie offerte dall’India (delle quali Nuova Delhi non ha fatto menzione) quando a indurre il governo a rimangiarsi la decisione di far restare in Patria i due fucilieri sono state evidentemente le minacce di ritorsioni economiche da parte dell’India, peraltro ampiamente prevedibili. Le “nuove garanzie”, come ha spiegato il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura, sono che ai marò in caso di condanna non sarà applicata la pena di morte e che potranno risiedere nell’ambasciata di Delhi con libertà di movimento. Condizioni che però esistevano già prima dell’11 marzo, quando la Farnesina notificò che i fucilieri non sarebbero rientrati a Delhi. E che fine ha fatto la pretesa di ottenere una sentenza circa la giurisdizione?
Con la supponenza che ha sempre contraddistinto i suoi rapporti con l’opinione pubblica, il governo Monti ci prende per fessi dal momento che l’accordo bilaterale ratificato nei mesi scorsi dai due parlamenti prevede già il rimpatrio degli indiani condannati in Italia e degli indiani condannati in Italia. Il governo ci informa che Girone e Latorre “hanno aderito” alla valutazione di riportarli a Nuova Delhi nonostante la Procura di Roma avesse iniziato l’indagine su quanto accaduto il 15 febbraio 2012: circostanza che giustificherebbe il fermo dei due militari da parte delle autorità giudiziarie italiane. La madre di tutte le buffonate, che dimostra quale rispetto per gli italiani nutrano gli esponenti del governo tecnico, è rappresentata dal tentativo di De Mistura di “riscrivere” la decisione dell’11 marzo di negare il rientro in India ai due militari facendola apparire come un provvedimento temporaneo. Spavaldamente, sfidando il ridicolo, De Mistura ha detto che “la parola data da un italiano è sacra: noi avevamo solo sospeso” il rientro in India “in attesa che New Delhi garantisse alcune condizioni”.
La nota della Farnesina dell’11 marzo non parlava però di ”sospensione” ma comunicava che ”l’Italia ha informato il governo indiano che, stante la formale instaurazione di una controversia internazionale tra i due Stati, i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non faranno rientro in India alla scadenza del permesso loro concesso.” Per ricomporre la crisi l’India pretendeva la restituzione dei due fucilieri di Marina, come aveva ribadito ieri il ministro della Giustizia indiano, Ashwani Kumar. Il governo Monti ha obbedito ponendo l’Italia sotto la giurisdizione di Nuova Delhi. Grazie al professore e al suo esecutivo ci rammaricavamo che l’Italia fosse ormai il 17° lander della Germania ma a quanto pare ci è andata anche peggio diventando il 29° Stato della Federazione Indiana.
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.