Terrorismo aereo: Mosca studia il modello Israeliano
Mosca è pronta ad adottare il modello israeliano negli aeroporti dei Paesi stranieri a rischio terrorismo, dopo la recente esplosione dell’Airbus A321 nei cieli del Sinai, rivendicata dall’Isis.
Lo scrive il quotidiano Kommersant citando fonti del settore aeronautico russo. Secondo il giornale, sarebbero allo studio misure per rafforzare la sicurezza dei voli di compagnie russe negli scali esteri più vulnerabili alla minaccia terroristica, dal Medio Oriente all’Asia centrale e a Israele, con la presenza di specialisti e attrezzature russe e il coinvolgimento delle strutture locali.
A tal proposito nei giorni scorsi ci sarebbe stata anche una riunione dei servizi segreti russi. Proprio ieri alcuni parlamentari hanno chiesto che lo stop dei voli sull’Egitto sia esteso a Turchia e Tunisia.
“Sono emerse serie questioni sull’adempimento reale, e non solo formale, da parte di una serie di Paesi delle richieste di sicurezza aerea” previste nel regolamento della Iata, l’associazione internazionale del trasporto aereo, ha confidato una fonte a Kommersant.
Secondo un sondaggio del centro indipendente Levada la metà della popolazione russa (48%)teme che attacchi terroristici o una presa di ostaggi possano accadere in Russia in qualunque momento.
Levada ha intervistato 1.600 persone in 46 regioni del Paese tra il 23 e il 26 ottobre, prima dell’esplosione nei cieli del Sinai dell’Airbus 321 russo, rivendicata dall’Isis.
Il 76% degli intervistati ritiene che la minaccia principale arrivi proprio dall’Isis. Per il 39% dei cittadini una minaccia arriva anche dalle organizzazioni internazionali, mentre il 17% teme le azioni di gruppi estremisti russi.
Queste emergenze non sono invece credibili per il 34% degli intervistati, mentre il 18% non è stato in grado di rispondere alla domanda. Infine il 58% degli intervistati ha paura di poter essere vittima di attacchi terroristici (59% nel 2014, 71% nel 2013 e 86% nel 1999); il 18% confida che questo non possa accadere (erano il 14% nel 2014, il 9% nel 2013 e il 6% nel 1999), mentre il 22% ha detto di non aver pensato a questa eventualità.
(con fonte Ansa)
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