Le ali di Icaro

La scalata al cielo dell’umanità raccontata in un nuovo, denso, libro dedicato da Mirko Molteni ai primordi del volo, dai miti dell’antichità fino al 1914, vigilia del primo conflitto mondiale. Edito da Odoya, è un’epopea di inventori e sportivi, ma permeata fittamente anche dall’intuizione del volo militare, persino in secoli insospettabili. Ancora non si volava e già nel 1670 il gesuita bresciano Padre Lana fantasticava di aeronavi da cui “gettare a basso dei ferri a sconvolger i vascelli e a uccider gli uomini”.

Del resto, dopo i palloni ad aria calda costruiti dai fratelli Montgolfier nel 1783, l’aerostato fu usato per l’osservazione fin dall’assedio di Mauberge del 1794.

I palloni “fecero la Storia” lungo tutto l’Ottocento, dalle Cinque Giornate di Milano del 1848, alla guerra civile americana del 1861-1865 e all’assedio di Parigi del 1870. Ma intanto s’inseguiva il volo meccanico, con mezzi più pesanti dell’aria. Il milanese Enrico Forlanini, prima di passare ai dirigibili, sperimentò un elicottero a vapore durante il servizio militare nel Genio.

Nella caserma di Alessandria costruì nel 1877 il suo elicotterino di 3 kg, avo dei droni giocattolo, che si alzava per 20 secondi. Scriveva Forlanini: «Una macchina volante che permettesse a un ufficiale coraggioso di spiare dall’alto le mosse del nemico e trasmettere ciò mediante filo telefonico al proprio generale, costituirebbe un trovato altrettanto pratico quanto i fucili a retrocarica».

Capitano della Marina Imperiale russa era invece Alexandr Mozhaiski, che ideò un aeroplano a vapore, il “Vozducholetatelny Snarjad”, alla lettera “Proiettile Volante nell’Aria”, provato nel 1884 con balzi di una trentina di metri.

Il motore a vapore pesava troppo. Un balzo lungo 50 metri fu compiuto nel 1890 dall’Eole, pipistrello anch’esso a caldaia che il francese Clement Ader aveva costruito in sordina: «Essendo convinti che l’aviazione doveva servire soprattutto alla difesa nazionale, abbiamo sempre condotto il nostro lavoro nel più rigoroso segreto».

Quando però chiese soldi all’esercito, le cose non andarono bene. Nel 1897, al campo Satory, vicino Versailles, Ader mostrò al generale Joseph Henri Mensier un nuovo velivolo, che non andò oltre i saltelli. Ci voleva il motore a benzina, ormai affidabile al principio del XX secolo.

Fu così che i fratelli Wright decollarono per la prima volta con un biplano il 17 dicembre 1903, a Kill Devil Hills, nella Carolina del Nord, percorrendo 260 metri in 59 secondi. Nel 1905 l’aereo Wright poteva ormai volare per 30 km e i fratelli lo proposero al governo americano, ma Washington si convinse tardi.

Nel 1909, finalmente, USA e Italia furono i primi due Stati ad acquistare un biplano Wright per scopi militari. Quell’anno, Wilbur Wright aveva addestrato a Centocelle, presso Roma, i primi due piloti italiani, i tenenti Mario Calderara (Regia Marina) e Umberto Savoia (Regio Esercito). S’innescava la “febbre” che avrebbe portato l’Europa a brulicare di aerei pronti all’azione entro il luglio 1914.

“Le ali di Icaro”
di Mirko Molteni
Edizioni Odoya
pagine 448
Euro 24

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