Stato Islamico: l’Europa in fuga dalle responsabilità
La terza guerra mondiale a pezzetti continua. Bruxelles ed il Belgio sono in subbuglio. La reazione del vecchio continente non muta. Un profluvio di parole. Salvo nuovi attacchi, tra una settimana non se ne parlerà più. In realtà gli Europei hanno ben chiaro cosa vogliono. Meglio cosa non vogliono: combattere.
La guerra che l’ISIS ha loro dichiarata amano viverla davanti al televisore, ascoltando talk-shows ripetitivi ed inconcludenti, numerosi ed affollati subito dopo le stragi, in regresso man mano che passano i giorni, per ricominciare accanitamente dopo l’imboscata successiva, con gli stessi protagonisti e con le stesse inesorabili vacuità.
Nei fatti la lotta al terrore rimane una competenza da codice penale, collocata nell’ ambito della legittima difesa. In guerra invece il nemico lo si elimina prima che possa colpire ed il manico è in mano ai militari e non ai magistrati. Abdelslam Salah non ha certo l’ aria di un prigioniero di guerra.
Recita già il ruolo di star del processo e pare fiutare la rendita di un qualsiasi pentimento: qualche anno di carcere e poi fuori, con l’ assegnazione a una ONG per i servizi sociali ed uno spazio sui giornali. Meglio di così!
Tutto sommato questa guerra agli Europei, salvo che nei luoghi degli attentati, non provoca per ora molti guai. Il rischio di rimanerne vittima, specie in Italia, appare remoto. Al massimo dobbiamo rivedere i piani delle vacanze: invece che ad Hammamet si andrà alle Canarie e sia Cortina che Rimini e Viareggio saranno affollate, anzi di più. Più che una guerra è una scocciatura.
Mette addirittura in discussione l’irripetibile opportunità di esercitare la solidarietà con i soldi degli altri senza muoversi da casa, accogliendo qualunque perseguitato che appena mette piede sul nostro territorio diventa esperto dei propri diritti: più che povera gente da assistere con generosità (come dovrebbe essere) è un’ occasione ghiotta per certi agitatori di professione per rimpiazzare il vuoto di un quarto stato altrimenti scomparso. Figuriamoci quali reazioni se ci fosse chiesto un impegno qualsiasi.
Poniamo ad esempio che, nel caso le azioni belliche dovessero continuare o addirittura acuirsi, a qualcuno venisse in mente di ripristinare la leva. Apriti cielo! E per fare che? Dalle nostre parti i militari garbano solo quando fanno le majorette e tutti questi mitra che si stagliano da qualche mese accanto ai principali monumenti nazionali sono più sopportati che apprezzati.
Renzi mostra di essere consapevole di quanto gli Italiani disapprovino un intervento diretto in Libia e di sicuro non metterà in crisi il suo Governo avventurandosi nel “Bel suol d’ amore”. Come cercherà di destreggiarsi in merito ai possibili impegni che l’ offensiva islamista comunque richiede all’intera compagine europea e che ogni Stato cerca di scaricare sugli altri.
Gli Americani lo sanno e si tengono volentieri alla larga. Come di noi, anche della Francia non si fidano: nella storia recente ha saputo solo gonfiare il petto e rifiutare la NATO. Alla faccia della grandeur, da Diem Bien Phu al Bataclan, passando per Suez ed Algeri, negli ultimi 60 anni ha preso per lo più schiaffi.
Ed anche prima da sola non avrebbe vinto alcuna guerra contro la Germania. Londra godrebbe di fama migliore, ma anche oltre Manica, quando non si è stati snob si è di recente molto dormito e non si è compresa la portata reale di un progressivo radicamento dell’ Islam su suolo britannico.
Insomma siamo tutti in fuga, non per la vittoria, ma dalle responsabilità. Del resto anche Hitler non fu preso sul serio finché non si spartì la Polonia con quell’ altro buontempone di Stalin e non sfilò sotto l’ Arco di Trionfo.
E’ probabile che questa guerra a pezzetti finirà per andare avanti a lungo. Gli estremisti islamici avranno di che esercitarsi nelle loro nefande azioni terroristiche. I politici continueranno a combatterli più declamando e marciando che operando, ma così salveranno le loro poltrone. I militari e le polizie potranno rinviare la data della loro definitiva smobilitazione.
Pur essendo ascrivibili soltanto alla loro esistenza le guerre ed i crimini (Caino fu cattivo solo perché già allora c’ era chi costruiva le armi) l’ Europa buona e solidale ancora per un po’ non se ne priverà. Bruno Vespa potrebbe finalmente istituzionalizzare il primato del suo forum sulle camere rappresentative: perché non inserire Porta a Porta nella Costituzione?
Su tutto questo aleggia tuttavia un elemento di rilevante incertezza: il cosiddetto musulmano moderato. In Europa vive ormai stabilmente un enorme agglomerato di appartenenti alla religione islamica, sempre più numerosi perché più prolifici e destinati a coprire il calo demografico degli autoctoni.
A parte le varie Molenbeek e Porta Palazzo, che hanno il loro peso per la forte caratterizzazione di enclave antisistema, la massa del mondo musulmano radicatosi in Europa rimane ancora prevalentemente attendista, sospesa tra la scalata al benessere, che allontana dalla pratica religiosa, ed il richiamo alle origini.
Tranne una risibile componente intellettuale fortemente attratta dai nostri valori, questa pancia rimane sostanzialmente estranea al nostro contesto di cultura e di costumi, che avverte comunque ostile interpretando, magari non a torto, l’ apertura di certi suoi settori solo come momentanea debolezza ed arrendevolezza.
Siamo proprio certi che sia inerte perché lontana dall’Islam militante? Non sarà forse perché ritiene che il nostro mondo sia ancora abbastanza forte e comunque in grado di difendersi? L’attendismo (chi più di noi italiani ne è esperto?) esiste proprio per una situazione di incertezza sulla forza dei contendenti.
Se in questo caso si convince che il terrore stia aprendo la strada alla supremazia dell’Islam nel Vecchio Continente sono davvero dolori, perché le premesse di una nuova, terribile guerra civile europea diventano concretezza.
Ed i finanziamenti non mancherebbero di sicuro. Continuerebbe la fuga degli Europei? Forse. Tuttavia anche Vienna nel 1683 era data per persa. Contro i Turchi, che presero una sonora legnata, uscirono invece dal cilindro Giovanni Sobieski e Marco D’ Aviano. Carneadi! Ma chi erano costoro? Un re di Polonia: proprio da quelle terre spuntano in momenti cruciali paladini tenaci dell’ Occidente. Ed un frate cappuccino, proclamato beato nel 2003 da Giovanni Paolo II e che, temiamo, mai diverrà santo. A Roma da un po’ di tempo suona un’ altra musica.
Foto: Ansa, Twitter, EPA
Carlo CorbinelliVedi tutti gli articoli
Nato a Tavarnelle Val di Pesa (FI) nel 1955, è laureato in Scienze Politiche presso la Facoltà "Cesare Alfieri" dell'Università di Firenze ed in Scienze della Sicurezza presso l'Ateneo di Tor Vergata. Ha conseguito vari diplomi post-universitari nel campo delle relazioni internazionali e della tecnica legislativa. Ha prestato per 36 anni servizio quale ufficiale dei Carabinieri, con incarichi in Italia e all'estero in tutti i settori di competenza dell'Arma. Da Colonnello ha retto la Segreteria del Sottosegretario alla Difesa, Il Comando Provinciale di Perugia ed il 2° Reggimento Allievi Marescialli di Firenze. Nella riserva dal marzo 2015, svolge attività di consulente in qualità di esperto di "Security". Collabora con il Centro di Studi Strategici Internazionali ed Imprenditoriali dell'Università di Firenze.