Missione MFO: meno soldati e più tecnologia
di Francesco Bussoletti – Il Velino
La missione internazionale Mfo (Multinational Force & Observers) dopo 38 anni di attività (nacque a seguito degli accordi trilaterali Usa – Egitto – Israele di Camp David del 17 settembre 1978), cambia look e punta sempre più sulla tecnologia. Lo hanno fatto intendere gli Usa annunciando di essere pronti a rimpiazzare le truppe sul terreno con sistemi di monitoraggio remoti. “Sono in corso sforzi per la modernizzazione – ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato, Marc Toner -, che riguardano la Mfo in Sinai”.
Il cambio di passo sarà adottato a seguito dell’avvio di colloqui sulla missione – e in particolare sulla sua struttura e funzionalità – avvenuti tra i tre paesi degli Accordi di Camp David. Soprattutto dopo i recenti attacchi nella Penisola che hanno coinvolto militari della forza. A questo proposito, il segretario alla Difesa Ashton carter ha inviato una lettera alle controparti egiziane e israeliane suggerendo lo schieramento si sistemi di sorveglianza remota al posto di soldati.
L’obiettivo è sostituirli dove possibile per due motivi: da una parte per liberare forze che potrebbero essere impiegate altrove (vedi in Iraq nella campagna anti-Isis); dall’altra, adottare tecnologie innovative che permetteranno un monitoraggio dell’area più efficiente ed efficace.
Resta da capire se le novità che verranno presto introdotte riguardano solo la componente terrestre di Mfo o anche quella aerea e navale, nonché se sono legate esclusivamente al contributo statunitense alla missione o anche a quello degli altri paesi. Fanno parte della Forza, infatti, personale e assetti di 13 nazioni: Australia, Canada, Colombia, Francia Isole Fiji, Italia, Norvegia, Nuova Zelanda, Repubblica Ceca, Ungheria, Olanda, Usa e Uruguay.
Per quanto riguarda il nostro Paese, che in passato ha avuto la guida della missione con il generale Roberto Martinelli, operano 78 militari della Marina militare suddivisi tra Gruppo a terra, con compiti logistico-amministrativi e di supporto alla componente navale, e tre unità navali da pattugliamento costiero della classe Esploratore (attualmente P 405 Esploratore, P406 Sentinella e P407 Vedetta), che costituiscono il X Gruppo navale costiero (Comgrupnavcost 10) con sede presso il porto di Sharm El Sheikh.
Il compito principale dei pattugliatori costieri italiani, unica componente navale della Mfo, è quello di assicurare la libera navigazione ed il transito nello stretto di Tiran e nel Golfo di Aqabah, in aderenza a quanto previsto dall’articolo 5 del trattato di pace tra Egitto ed Israele, fornendo supporto navale alle operazioni della Forza.
La missione tipo consiste nel pattugliare l’area di responsabilità, osservare e riportare il traffico marittimo/navale e dei velivoli militari e di segnalarne qualsiasi comportamento illecito.
Inoltre le Unità svolgono altri compiti quali fornire supporto alle autorità locali nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare e tutelare l’ambiente marino.
Le navi del Decimo Gruppo Navale Costiero pattugliano le acque prospicienti la penisola del Sinai per oltre 200 giorni l’anno , mantenendo inoltre sempre almeno un’unità pronta a muovere in due ore. Dal 1982 ad oggi, le navi hanno percorso circa 500 mila miglia nautiche ed effettuato oltre 140 mila ore di
pattugliamento nello stretto di Tiran e nel Golfo di Aqaba.
Foto: MFO e Difesa.it
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