Finmeccanica diventa Leonardo

L’assemblea della Finmeccanica che si è svolta lo scorso 28 aprile ha sancito ufficialmente la scelta del nuovo nome del gruppo che dal 1 gennaio 2017 diventerà Leonardo Spa e secondo le parole dell’ad Mauro Moretti serviva un segno tangibile di discontinuità.

“Abbiamo avuto poca fantasia? Credo di sì. Abbiamo peccato d’arroganza? Probabilmente” ma anche aggiunto che da un anno il gruppo è profondamente cambiato essendo migliorata la redditività e diminuito l’indebitamento, lasciando alle spalle una stagione di risultati negativi e investimenti discutibili che avevano portato la Finmeccanica verso il baratro.

Fino al 31 dicembre 2016 la società dell’aerospazio e difesa si chiamerà Leonardo-Finmeccanica Spa, utilizzando nel contempo entrambi i nomi (Leonardo Spa e Finmeccanica Spa) per dare un necessario arco temporale per far conoscere il nuovo brand specie sui mercati esteri.

La necessità di cambiare il nome del gruppo effettivamente è un segno di discontinuità e  serve a completare il percorso di riorganizzazione avviato da Moretti per sottolineare la nuova identità di One Company varata all’inizio dell’anno.

L’assemblea ha approvato il bilancio 2015 con un utile netto positivo di 527 milioni di euro contro i 20 milioni del 2014 ed un risultato netto ordinario per 253 milioni di euro rispetto ai 15 dell’esercizio precedente; altri numeri del bilancio sono ebitda di 1,9 miliardi (+ 19%), ebita da 1,2 miliardi (+ 23%) ed un ebit di 884 milioni (+ 48%).

L’indebitamento del gruppo sceso del 17% (3,27 miliardi) mentre il patrimonio netto è salito del 12% (4,3 miliardi) portando il rapporto debt-to-equity a 0,76 dall’1,03 del 2014.

Secondo l’ad Mauro Moretti “possiamo iniziare a guardare alla crescita nel momento che Finmeccanica è in una situazione di redditività crescente e debito in calo” e “se vogliamo guardare al futuro del gruppo, prima di pensare al dividendo si deve aumentare il valore della società con una crescita per linee esterne.”

Per il 2016 sono state gettate solide basi ma si tratta di un mercato complesso e molto articolato per cui è bene operare scelte mirate che non riguardano tanto il settore civile “dove i giochi sono stati fatti” quanto quelli definiti “solidi” come l’elettronica, gli elicotteri per citare quelli di maggiore impatto.

E’ stato sottolineato come non sia più possibile fare investimenti sbagliati che hanno provocato perdite colossali; non verrà ceduta la controllata statunitense DRS di cui si vuole mantenere la maggioranza e semmai vedere la possibilità di cedere una quota minore ad un partner industriale e/o finanziario. Il gruppo non venderà il suo 25% di MBDA ma ha escluso un interesse per Piaggio Aero “così com’è”.

Ma l’anno corrente vede un segnale molto positivo dal contratto sottoscritto dal Kuwait con il consorzio Eurofighter (Finmeccanica 21%, BAe Systems 33% e Airbus Defence&Space 46%) per la fornitura di 28 caccia Typhoon, una commessa per circa 8 miliardi di euro di cui il 50 per cento andrà a Piazza Monte Grappa in qualità di prime contractor (circa 4 miliardi) con effetti sulle nuove guidance che verranno valutate subito dopo il cda del prossimo 5 maggio relative agli ordini ed alla cassa.

Questa commessa non soltanto potrebbe far scendere il debito sotto i 3 miliardi di euro ma serve per una nuova “stagione di vita” per il Typhoon proiettandolo al 2030 ed oltre.

Federico CerrutiVedi tutti gli articoli

Nato a Roma, dove risiede e lavora, ha iniziato la sua carriera giornalistica nel 1965 con la rivista Oltre il Cielo occupandosi di spazio sia civile che militare e con la testata Ali Nuove. Nel 1971 ha iniziato a lavorare con Alata e dal 1979 con Difesa Oggi della quale divenne caporedattore lavorandovi fino al 1998. Ha collaborato con Rivista Aeronautica, il quotidiano Europa, il Centro Militare Studi Strategici (Cemiss) e svolto alcune attività con il SIOI. Dal 2001 è defence editor di Analisi Difesa.

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