Rischio terrorismo sui campionati europei di calcio

“Grande preoccupazione” per il prossimo Campionato europeo di Calcio che si terrà a giugno in Francia l’ha espressa il direttore di Europol, Rob Wainwright, secondo cui l’evento rappresenterà “un obbiettivo attraente peri terroristi” jihadisti. In un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt, Wainwright ricorda gli ultimi attentati avvenuti nel vecchio continente e giudica “facile in modo allarmante” l’attacco a obiettivi come caffe’, ristoranti o sale da concerto. E’ dunque “assolutamente necessario”, secondo il direttore di Europol, rinforzare le unità antiterrorismo.

La lotta è “molto complicata” e anche per gli ultimi attentati di Parigi e Bruxelles i servizi erano informati dei rischi, ma senza indizi rilevanti di un attacco imminente. Ci sono cinquemila persone che hanno militato nelle file dell’Isis in Siria e Iraq, un terzo delle quali è tornato nei paesi Ue, ma “è semplicemente impossibile vigilare su tutti i potenziali terroristi per ventiquattr’ore al giorno”, per cui occorre la massima cooperazione fra i Paesi europei con scambi di informazioni e indagini congiunte.

A proposito di foreign fighters nei giorni scorsi ha fatto scalpore la notizia di 60 militari belgi rivelatisi jihadisti pronti a unirsi a movimenti eversivi.
Sono belgi di origini straniere, per lo più marocchina, che si sono radicalizzati in Europa: avevano chiesto a più riprese di raggiungere il contingente belga in Mali, secondo il capo di Stato maggiore dell’esercito Deconinck «per fuggire e unirsi ai guerriglieri jihadisti, ma stiamo verificando».

Un atteggiamento quantomeno ambiguo che ha fatto scattare l’allarme, fino alla frase choc pronunciata venerdì dal ministro della Difesa Steven Vandeput: «Almeno 60 soldati sono sospettati di estremismo islamico. Sono stati identificati come musulmani radicalizzati.

Le rivelazioni, confidate a un parlamentare e confermate al quotidiano Libre Belgique, scuotono il Belgio. Dei 60 membri dell’esercito che hanno presentato comportamenti «anomali» ci sarebbero 55 soldati e 5 sottufficiali, quasi tutti di origini maghrebine, per lo più figli di immigrati del Marocco.

Da ambienti vicini alle forze armate tra di loro figurano nove uomini originari del quartiere jihadista di Molenbeek, almeno sette di Schaerbeek (da dove era partito il commando per l’aeroporto di Zaventem), e cinque ex studenti di medicina dell’Università di Liegi. «Purtroppo un profilo ricorrente nei militari che alla fine si radicalizzano», denuncia il delegato del sindacato della Difesa belga Patrick Descy.

Il funzionario spiega infatti che non si tratta di una novità assoluta: «Nel 2013 quattro soldati avevano sposato la causa del Califfato, andando a combattere in Siria», rivela. Due anni dopo uno di loro, Lofti Aoumer, apparve in un video in cui si minacciavano attentati in Francia e Belgio. Nel filmato invitava i musulmani «che non possono partire per l’Iraq e la Siria a portare avanti il jihad in Belgio».

Come per altro accaduto a marzo. «I 60 militari attualmente monitorati possono rappresentare un pericolo proprio perché hanno ricevuto una formazione piuttosto accurata nell’esercito.

Mi riferisco alla lettura delle mappe, all’uso e montaggio di armi e al lancio di granate», conclude Descy.I jihadisti fanno leva anche sull’omertà della popolazione.

Lo scorso giugno il ministro per le tematiche giovanili Rachid Madrane aveva istituito un numero verde per contrastare la lotta contro il radicalismo. In quasi un anno sono arrivate soltanto 50 segnalazioni, nessuna delle quali giudicata utile per gli inquirenti.

(con fonti AGI e Il Giornale)

Foto: Euro 2016, Reuters, AP e AFP

 

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