SHABAB ALL’ATTACCO A MOGADISCIO
Sono almeno 35 i morti nell’attacco quaedista effettuato dal movimento al-Shabab di ieri all’hotel Nasa Hablod di Mogadiscio. Nel primo pomeriggio una forte esplosione causata da un’autobomba aveva aperto la strada a un gruppo di terroristiche hanno fatto irruzione nell’albergo.
I terroristi si sono asserragliati all’interno dell’edificio prendendo in ostaggio diverse persone tra clienti e personale di servizio, proprio come era accaduto tre settimane fa all’hotel Ambassador nella capitale somala.
Lo stesso schema di attacco suicida utilizzato dai gruppi di fuoco talebani a Kabul e altre città afghane e, nei mesi scorsi, dai miliziani del gruppo criminal-jihadista Morabitùn per attaccare hotel nel centro di Ouagadougou e Bamako, in Burkina Faso e Malì,
Al termine di un pomeriggio di battaglia, le forze di sicurezza sono riuscite a uccidere i quattro terroristi che formavano il commando. I feriti tra i civili sono una trentina e una buona parte in condizioni gravi.
L’hotel è abitualmente frequentato da figure politiche di rilievo nel paese africano.
L’attacco è stato rivendicato dai jihadisti di al-Shebab che combattono le forze governative sostenute da 24 mila militari dell’Unione Africana (ma finanziata dall’Unione europea) con l’appoggio europei e statunitense.
Nei giorni scorsi l’’Uganda ha annunciato che ritirerà le proprie truppe dalla Somalia entro la fine del 2017. Lo ha reso noto il capo di Stato maggiore ugandese, generale Katumba Wamala.
L’Uganda conta il principale contingente militare della missione di pace africana in Somalia (Amisom) e fu il primo Paese insiene all’Etiopia a dispiegare le truppe, nel marzo 2007, contro al-Shabab e a protezione del governo di Mogadiscio.
Amison conta oggi 22.100 militari forniti anche da Burundi, Gibuti, Etiopia e Kenya dei quali quasi un terzo (6.200) ugandesi.
“Intendiamo lasciare la Somalia a iniziare dal dicembre 2017 – ha detto il generale – è una decisione che l’Uganda sta adottando e i principali attori ne sono al corrente”.
Il mese scorso era stato il portavoce militare ugandese Paddy Ankunda ad annunciare che Kampala “sta rivedendo il proprio impegno in Amisom”.
Wamala non ha precisato i motivi della decisione, aggiungendo solo che “arriva il momento in cui un uomo deve tornare a casa”.
L’annuncio arriva dopo la decisione dell’Unione europea di ridurre del 20 per cento il sostegno finanziario ad Amisom e in vista dei prossimi negoziati sul rinnovo del mandato di Amisom da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu, il mese prossimo.
Dopo l’annuncio di Bruxelles di ridurre il proprio impegno finanziario, lo scorso gennaio, anche il Kenya si è detto pronto a ritirare per protesta i propri 3.700 uomini.
La scorsa settimana, il presidente keniota Uhuru Kenyatta ne ha discusso con il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, in un incontro a Bruxelles, chiedendo che le Nazioni unite prendano “inconsiderazione un pieno sostegno all’Amisom a tutti i livelli pari ad altre missioni di peace-enforcement, così come la definizione di un calendario per il passaggio da Amisom a una missione Onu”.
A Mogadiscio è presente anche la missione della Ue (EUTM Somalia), guidata dal generale italianoMaurizio Morena, (foto a simistra) che cura l’addestramento delle forze somale.
Cresce anche il ruolo statunitense nella lotta a al-Shabab impiegando solitamente forze imbarcate o provenienti dalla Task Force Horn of Africa, dispositivo interforze dislocato a Gibuti.
Il 21 giugno le forze Usa hanno ucciso nel Sud del Paese tre jihadisti in “un’azione di autodifesa”, come recita un comunicato diffuso dal Comando Usa per l’Africa (Africom), in cui si evidenzia “l’operazione è stata messa a segno dopo che era emerso che i terroristi stavano pianificando e preparando un attacco imminente contro le forze Usa”.
Foto: Ansa, EUTM Somalia, AP, AFP e Reuters
Rachele MagroVedi tutti gli articoli
Psicologa e psicoterapeuta ha una lunga esperienza nell'ambito della cura e prevenzione della PTSD. Ha pubblicato due libri sulle problematiche della vita militare con l'editore Psiconline, Cuore di Soldato (2012) e Oltre le Stelle (2014), e numerose pubblicazioni di settore in ambito accademico. È responsabile del servizio psicologico alle famiglie dell'Altra Metà della Divisa. <a href="http://www.laltrametadelladivisa.it">www.laltrametadelladivisa.it</a>