Il potenziamento delle forze speciali dell’Esercito Italiano

Le direttive e le linee programmatiche che stanno ridisegnando, pur tra mille difficoltà, i contorni di quelle che saranno le Forze Armate italiane del futuro sono concordi nell’assegnare alle Forze Speciali un ruolo di primo piano, sottolineando la necessità del loro potenziamento organico.  Unità estremamente flessibili ed in grado di svolgere compiti delicati e risolutivi di evidente valenza strategica, tali unità risultano insostituibili moltiplicatori di forze, capaci, tra l’altro, di dare risposte determinanti a problemi operativi urgenti e dai pericolosi risvolti politici, come evidenziato anche  dalle risultanze che provengono dai teatri operativi. Per la parte di propria pertinenza l’Esercito, che dispone della componente specifica di maggiore consistenza, ha dato avvio ad un processo tendente a dare unicità di comando al bacino delle Forze Speciali (9° Reggimento “Col Moschin”) e delle cosiddette Forze per Operazioni Speciali (4° Reggimento Alpini Paracadutisti, 185° Reggimento Ricognizione Acquisizione Obiettivi, 28° Reggimento Comunicazioni Operative “Pavia” e Reparto Elicotteri per Operazioni Speciali dell’Aves). Il Comando Forze Speciali Esercito (COMFOSE) che ne è scaturito e che dovrebbe divenire pienamente operativo a Pisa entro l’anno, non sarà un comando d’impiego, ruolo già attribuito integralmente al COFS interforze, ma avrà la responsabilità  di concepire organizzare e condurre l’addestramento e l’approntamento delle unità FS/FOS della forza armata. In buona sostanza l’ente preparatore  incaricato di armonizzare esigenze comuni  e di  sostenere, coordinare, razionalizzare e dirigere l’azione di queste unità altamente specialistiche nei settori vitali del reclutamento, addestramento, approntamento, ricerca  individuazione e scelta dei materiali peculiari, nonché per l’elaborazione dottrinale e delle norme d’impiego. Da tale provvedimento ci si attende, a regime, anche un’importante ottimizzazione delle risorse organiche e finanziarie dedicate a tali specifiche esigenze.

Riunite nel COMFOSE, le Forze Speciali  e gli altri reparti ad alta specializzazione dell’Esercito non dipenderanno più dal COMFOTER di Verona, ma verranno poste alle dirette dipendenze del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, interfacciandosi con l’Ufficio Operazioni Speciali di SME. Questi provvedimenti organizzativi, pur andando indiscutibilmente nella giusta direzione, non risultano però di per sé sufficienti a determinare un adeguato potenziamento organico dei reparti di punta del nuovo comando, obiettivo fortemente sentito e definito primario dalla Forza Armata. L’Esercito ha pertanto individuato a tale scopo, anche accogliendo e facendo propri alcuni studi di fattibilità e proposte avanzati dal 9° Reggimento, tre settori d’intervento primari, predisponendo o accingendosi ad assumere provvedimenti concreti per l’ampliamento della base di reclutamento delle unità FS/FOS, l’innalzamento del numero dei partecipanti ai corsi Operatore Basico per Operazioni Speciali (OBOS) e la limitazione del tasso di attrito del corso stesso, senza però intaccarne il livello qualitativo.

Ampliamento del bacino d’arruolamento

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La ricerca di personale da avviare alla formazione specifica è stata estesa ora all’intera Forza Armata, indipendentemente dai precedenti professionali e dal possesso del brevetto di paracadutismo militare, generalizzando una condizione applicata in passato solo per arruolamenti straordinari. Inoltre sono stati leggermente innalzati i limiti di età e modificati i termini di ammissione, che ora tengono maggiormente conto di eventuali precedenti di carriera. L’ampliamento del bacino di reclutamento dovrebbe consentire una selezione effettuata su un campione più vasto, con conseguente miglioramento del livello qualitativo del personale prescelto. Con il 18° e 19° corso OBOS previsti nel primo e nel secondo semestre del 2014 la domanda di ammissione potrà pertanto essere presentata, oltre che da ufficiali del Ruolo Normale del grado di tenente appartenenti ad ogni arma e corpo, da VFP4, VSP e Sergenti (in futuro anche da  marescialli) di qualunque reparto dell’Esercito che manifestino il gradimento allo specifico impiego, di essere disposti ad effettuare attività aviolancistiche e risultino in possesso del necessario profilo sanitario. In questa fase viene espressa una preferenza per un determinato reparto di aspirazione, che però non risulta più vincolante e che dovrà successivamente essere confermata al termine del corso. Le domande presentate daranno vita ad una graduatoria di merito determinata con la massima trasparenza da un punteggio complessivo, derivante sia dalle selezioni fisiche che dai titoli o precedenti di carriera, attribuendo alle prime un “peso” grosso modo doppio dei secondi.

In buona sostanza alle prove fisiche minime richieste per la selezione (cosa piana 2 km in 9 minuti, marcia celere 7 km in 45 minuti, 30 piegamenti sulle braccia, 5 trazioni alla sbarra, 40 piegamenti addominali, 120 cm di salto in alto in tre tentativi, 4 metri di salita alla fune e 10 piegamenti alle parallele) è attribuito un punteggio pari a zero, che sale con il miglioramento della prestazione fino ad un massimo teorico di 100 punti per ogni esercizio, che formano un totale complessivo potenziale di 800 punti. 320 sono invece i punti massimi teorici attribuiti ai precedenti di carriera, quali, tra gli altri, la conoscenza certificata della lingua inglese, il possesso di qualifiche particolari come FAC, soccorritore militare, EOD, esploratore o paracadutista, o il superamento di particolari corsi come roccia o sci. Il punteggio più alto è riservato alla qualifica OBOS, permettendo in tal modo di recuperare alla formazioni specialistica personale che, per i motivi più disparati, l’aveva interrotta senza demerito. L’età massima degli aspiranti VSP e Sergenti è ora di 30 anni, elevati a 32 se si è in possesso di un punteggio pari o superiore a 80 nei precedenti di mestiere. Per i VFP4 non è richiesta un’anzianità di servizio minima, ma è invece necessario essere entro il quarto anno della prima ferma, o nella prima rafferma biennale qualora il punteggio per i precedenti di carriera sia di almeno 80 punti. Gli elementi prescelti con questi criteri verranno inviati a frequentare uno dei tre tirocini di selezione che precedono ciascun corso OBOS. Superata questa fase il personale non in possesso della qualifica di paracadutista militare frequenterà il corso di paracadutismo con fune di vincolo al CAPAR di Pisa prima di iniziare la formazione OBOS.  Gli aspiranti non idonei o non rientranti nella graduatoria di merito faranno rientro al reparto di appartenenza.

Copia-di-P1016303Decentramento dello svolgimento del corso Obos

Come noto dal 2006 l’iter formativo per il conseguimento del brevetto di Incursore e delle qualifiche di Ranger, Acquisitore Obiettivi e mitragliere del REOS prevede una prima fase in comune, unificata ed accentrata presso il RAFOS del 9° Reggimento “Col Moschin”. Qui vengono effettuate le prove selettive di accesso,  il tirocinio di selezione e, per gli idonei, il successivo Corso Operatore Basico per Operazioni Speciali – OBOS della durata di 20 settimane. Il corso OBOS rappresenta in buona sostanza un corso approfondito da pattugliatore inteso a far acquisire ai frequentatori le cognizioni ed i comportamenti operativi di base per vivere, muovere e combattere in ambiente ostile e fornire loro le cognizioni tecnico-operative di base della pattuglia da combattimento paracadutista. Solo successivamente i temi e gli argomenti specifici delle specializzazioni Incursore, Ranger ed Acquisitore saranno affrontati nei rispettivi reggimenti con iter formativi differenti e di durata considerevolmente superiore all’OBOS.  Pertanto per ottenere un significativo potenziamento organico dei reparti è necessario innanzi tutto incrementare il numero complessivo dei frequentatori dell’OBOS, prima fase della formazione, aumentando di conseguenza, a parità di tasso di attrito, il numero dei militari in grado di accedere alle successive fasi di specializzazione. Attualmente il RAFOS del 9° Reggimento ha la capacità di svolgere 2 corsi OBOS all’anno, ognuno con una consistenza massima di circa 70 frequentatori, numero elevato progressivamente e non senza difficoltà dagli originali 50 circa. 70 allievi rappresentano il massimo assoluto gestibile dalle attuali disponibilità di istruttori, aree addestrative e poligoni (basti pensare alle numerose attività esterne individuali e di coppia, alle prove di topografia ed orientamento, ai test pratici, ai tiri in poligono, ecc.).

Le stesse restrizioni escludono anche la possibilità di aumentare il numero dei corsi svolti annualmente dal 9° Reggimento, che solo in via del tutto eccezionale e con notevoli sforzi può affrontare in situazioni specifiche la gestione di un ulteriore corso straordinario in uno specifico anno. Di conseguenza per aumentare il numero di coloro che accedono annualmente alla formazione  OBOS è necessario provvedere al decentramento del corso anche presso altro reparto, ovviamente con il supporto di personale del Col Moschin, mantenendone invariati i parametri qualitativi e temporali. Pertanto il corso che iniziato il 1 luglio 2013 presso il RAFOS di Livorno riguarda ora solamente i futuri incursori ed acquisitori, mentre un secondo corso analogo, destinato ai soli aspiranti ranger, si svolge presso la 3° Compagnia del 4° Reggimento Alpini Paracadutisti di Verona. A tale scopo il personale del 4° Reggimento era stato affiancato in precedenza da istruttori del RAFOS per approfondire i programmi addestrativi, le metodologie didattiche e le tecniche di insegnamento, mentre sono state reperite e valutate congiuntamente le aree addestrative ed i poligono necessari ed ubicati nel Veneto ed in Friuli. Il corso decentrato vedrà inizialmente per un periodo di due settimane la presenza a Verona di due istruttori del 9° Reggimento, incaricati di fornire ulteriore assistenza didattica ai colleghi e di assicurare che la formazione sia avviata con le stesse metodologie ed il medesimo livello qualitativo. Successivamente la formazione proseguirà con i normali periodi di istruzione teorico-pratica e le abituali esercitazioni condotte con modalità invariate esclusivamente a cura del personale del 4° Reggimento,  tranne che in corrispondenza di tre valutazioni intermedie dei frequentatori, raggruppate opportunamente in specifici momenti.

Queste occasioni vedranno nuovamente la presenza nel Veneto di 2 istruttori del Col Moschin con l’incarico di verificare il mantenimento dei parametri qualitativi stabiliti del corso suggerire eventuali aggiustamenti e correttivi e valutare l’andamento dei singoli frequentatori con test e prove pratiche su primo soccorso e medicina tattica, trasmissioni, topografia addestramento individuale al combattimento, armi e tiro, formazione ginnico-sportiva e marce celeri zavorrate.   L’esame finale, basato sostanzialmente su un’attività continuativa di una settimana, avverrà invece ancora in forma congiunta presso il  RAFOS, a garanzia della massima uniformità dei criteri valutativi, e vedrà il trasferimento degli allievi ranger in Toscana e la loro valutazione a Livorno da parte della commissione d’esame del Col Moschin. Accentrati al “nono” rimarranno anche le selezioni fisiche ed i periodi di tirocinio, fissati in numero di 3 per ogni corso, per un totale massimo di 150 aspiranti. In futuro è previsto che il 4° Reggimento Alpini  Paracadutisti possa condurre il corso OBOS in crescente autonomia, nel rispetto dei parametri qualitativi richiesti, avvalendosi di un sempre minor supporto da parte del RAFOS. L’esperienza dei prossimi mesi potrà anche suggerire agli istruttori ranger l’adozione di tematiche teorico-pratiche più rispondenti alle  esigenze peculiari del loro reparto, non sempre analoghe a quelle degli Incursori. Si pensi ad esempio ai differenti livelli ordinativi di impiego, incentrati rispettivamente su Distaccamenti Operativi da un lato e plotoni o compagnie dall’altro, mentre anche nel settore delle armi e degli equipaggiamenti specifici di missione alcune significative differenze potrebbero suggerire una certa differenziazione dell’addestramento.

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Riduzione del tasso d’attrito

I criteri di selezione molto stringenti applicati per i partecipanti al corso OBOS ed alle successive fasi di specializzazione, in particolar quella di incursore, determinano un elevato tasso di attrito tra gli allievi. Il fenomeno, se da un lato testimonia la serietà delle valutazioni e la ricerca di un “prodotto finito” di eccellenza,  dall’altro rappresenta, se troppo elevato, un indiscutibile spreco di risorse umane e finanziarie. Per contenere l’entità del problema entro limiti fisiologici, mantenendo però invariati i requisiti qualitativi finali, risulta fortemente auspicabile individuare precocemente il personale idoneo, allontanando sin dalle fasi iniziali della selezione gli elementi privi delle forti motivazioni e delle particolari caratteristiche richieste. Per raggiungere questi obiettivi e sulla base dell’esperienza maturata al RAFOS negli ultimi anni  sono stati individuati alcuni provvedimenti, in corso di attuazione.
Innanzi tutto è stata ormai generalizzata e formalizzata la prassi recentemente intrapresa di assegnare in anticipo il personale volontario ai reparti di aspirazione, per un periodo di preparazione fisica che consenta loro di accedere alla selezione ed al successivo tirocinio nelle migliori condizioni e con una maggiore consapevolezza. E’ stata poi prevista l’eliminazione di alcune restrizioni amministrative penalizzanti. Per ottimizzare le risorse investite sul personale che ha iniziato ma non concluso l’iter formativo sarà infatti ora consentita la ripetizione almeno una volta del corso OBOS o delle successive fasi di specializzazione, anche per gli allievi precedentemente esclusi per motivi personali o di rendimento.

Verrà poi garantita una maggiore osmosi tra i reparti del bacino FS/FOS, con la possibilità per il personale interessato di transitare da un reparto all’altro, previo eventuale completamento dell’iter formativo, con il solo svolgimento delle fasi di specializzazione mancanti. Si potrebbe in tal modo realizzare anche nel nostro Paese la condizione, tipica dei migliori eserciti dell’Occidente, che vede i soldati più preparati e motivati transitare, all’aumentare del loro livello professionale,  progressivamente verso reparti di maggior specializzazione. A tal fine risultano particolarmente opportune le norme esaminate in precedenza, che consentono l’innalzamento dell’età massima per accedere alla formazione in virtù di specifici precedenti di carriera. Non si è proceduto invece ad un inasprimento delle prove fisiche minime selettive per l’accesso al tirocinio, nella convinzione che l’aumento del bacino di reclutamento e l’assegnazione di punteggi incrementali al migliorare della prestazione avranno già l’effetto di selezionare naturalmente gli allievi migliori e non quelli che si limitano al mero passaggio della prova.

Alberto ScarpittaVedi tutti gli articoli

Nato a Padova nel 1955, ex ufficiale dei Lagunari, collabora da molti anni a riviste specializzate nel settore militare, tra cui ANALISI DIFESA, di cui è assiduo collaboratore sin dalla nascita della pubblicazione, distinguendosi per l’estrema professionalità ed il rigore tecnico dei suoi lavori. Si occupa prevalentemente di equipaggiamenti, tecniche e tattiche dei reparti di fanteria ed è uno dei giornalisti italiani maggiormente esperti nel difficile settore delle Forze Speciali. Ha realizzato alcuni volumi a carattere militare ed è coautore di importanti pubblicazioni sulle Forze Speciali italiane ed internazionali.

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