Attacco a Damasco: scettici Camporini e Tricarico

(Aggiornato il 29 agosto ore 15)

“La situazione siriana è tale da rendere attualmente inefficace qualsiasi intervento militare se non a sostegno di un disegno politico ben definito”. A pronunciarsi in questi termini sull’eventualità di un intervento in Siria è il generale Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore dell’aeronautica e della Difesa e vicepresidente dello Iai, Istituto Affari Internazionali. “Io non vedo questo disegno politico – spiega all’Adnkronos – e il disegno politico lo si potrà costruire solo coinvolgendo pienamente tutti coloro che sono in qualche modo interessati al problema siriano, sto parlando dell’Iran, dell’Arabia Saudita, della Russia: se non si intensificano questi sforzi diplomatici per ideare un futuro politico, un percorso politico per la Siria, qualsiasi intervento militare è assolutamente inefficace”. Il punto, secondo il generale è che l’intervento non deve servire a “dare una lezione ad Assad”. “Francamente credo che questo non sia il modo migliore di usare la forza militare, che non serve per dare lezioni ma per risolvere situazioni”. Quanto ad un ipotetico coinvolgimento italiano, il generale chiarisce che “dal punto di vista tecnico, mentre l’Italia era assolutamente indispensabile per l’operazione libica, in un’opzione siriana può tranquillamente essere fuori dal gioco, perché non servirebbero le sue basi se non per uno scalo per rifornimento, che peraltro può essere fatto altrove. Le basi da impiegare sarebbero quelle in Turchia, a Cipro, le basi che sono prossime da punto di vista fisico al teatro operativo”. Infine sulle condizioni per un’azione, sull’eventualità che – come sostenuto da alcuni – le condizioni meteorologiche sarebbero attualmente quelle migliori per agire, il generale spiega che (non ipotizzando un intervento di terra, ma altri tipi di attacchi), “stiamo parlando di sistemi d’arma che prescindono da condizioni meteorologiche: un missile da crociera sa dove andare a colpire e non ha bisogni di aiuti, lo stesso per i sistemi d’arma lanciati da velivoli. Ne’ ci sarebbe una facilità maggiore per le forze della contraerea siriana nelle loro attività di contrasto”.

Per il  generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e presidente della fondazione ICSA “conviene che in Siria non si attacchi: l’unico risultato utile che si potrebbe conseguire è quello di depotenziare, fino a neutralizzare, le capacità di chi ha usato le armi chimiche”. “Rilevo una stranezza – ha osservato Tricarico intervistato da Radio Rai nella trasmissione “Radioanch’io” – Arrivati a centomila morti, uccisi con altri metodi orridi ma purtroppo ugualmente efficaci, non si capisce perché, avendo il presidente Usa Obama stabilito la linea rossa dell’uso delle armi chimiche, proprio Assad abbia voluto infilarsi in questa avventura. Questa stranezza va chiarita in maniera puntuale”. Quanto al nostro contingente militare presente in Libano, per Tricarico “se dovesse esserci una ritorsione, una rappresaglia da parte di Assad, non c’è dubbio che la zona più a rischio sia proprio quella. Basterebbe lanciare un semplice segnale per far deflagrare quella polveriera immediatamente. Tutto ciò che la missione Onu ha cercato di ottenere con successo – avverte il generale – andrebbe in fumo. E comunque, non è cosa secondaria l’incognita dei nostri soldati a rischio”.

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