GLI SVILUPPI SUL FRONTE DI ALEPPO

Nella battaglia in atto ad Aleppo entrambi i contendenti si giocano molte delle carte a loro disposizione per aggiudicarsi la vittoria nel conflitto scoppiato cinque anni fa e che secondo dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus) basato in Gran Bretagna (organismo vicino ai ribelli cosiddetti “moderati”) ha provocato oltre 292mila morti: 84.500 civili (inclusi 25 mila donne e bambini), 50 mila ribelli moderati e combattenti curdi e altrettanti miliziani dei gruppi islamisti (Stato Islamico, qaedisti del Fronte al-Nusra, milizie Salafite e dei Fratelli Musulmani).

Le perdite maggiori sarebbero state sofferte dai militari governativi e dalle milizie che li appoggiano per un totale di quasi 105 mila caduti tra i quali circa 1.300 combattenti libanesi di Hezbollah). Almeno altri 4mila morti, infine, non sono stati identificati.

Un bilancio pesante ma che nella macabra suddivisione della tipologia di vittime sgombera il campo dalla propaganda che da anni dipinge i governativi del regime di Bashar Assad impegnati in un eccidio di massa: se prendiamo per veri i numeri forniti dall’Ondus, quella siriana è un raro caso di guerra civile in cui i combattenti (ribelli e governativi) hanno registrato più morti della popolazione civile.

La battaglia di Aleppo, città in cui vivono sotto assedio almeno 250 mila civili (ma sono almeno 1,5 milioni i residenti nella zona interessata dai combattimenti) si sta combattendo con tattiche di tipo medioevale.

Fino a pochi giorni or sono i militari di Assad sostenuti da russi, iraniani d hezbollah erano riusciti ad accerchiare i quartieri orientali ancora in mano ai ribelli, appartenenti a una decine di milizie, dai “moderati” dell’Esercito Siriano Libero ai jihadisti dell’esercito della Conquista (ex qaedisti, Salafiti e Fratelli Musulmani).

Un accerchiamento completato dai lealisti a fine luglio con la conquista dell’accesso settentrionale alla città e il taglio definitivo del corridoio che permetteva ai ribelli di ricevere aiuti dalla Turchia.

L’assedio è tato però rotto il 6 agosto dall’Esercito della Conquista che ha attaccato inaspettatamente a sud della città: qui il fronte dei governativi era più sottile, appena 3 chilometri separavano le linee dei ribelli ad Aleppo da quelle esterne alla città ma a dividerle c’erano le postazioni fortificate dell’Accademia Aeronautica, trasformata dalle truppe di Assad in un fortino da cui l’artiglieria bersagliava i nemici in ogni direzione.

Un rapido e ben pianificato attacco simultaneo, con una trentina di veicoli blindati-bomba e tunnel scavati in modo occulto sotto le postazioni lealiste e poi riempiti di esplosivo, ha permesso di scardinare le difese dell’Accademia.

Anche l’invio di ingenti quantità di generi alimentari e di prima necessità nei quartieri in mano ai lealisti indica il rischio concreto che in questa battaglia gli assediati si trasformino in assedianti.

Sul piano militare la controffensiva messa in atto dalle truppe di Assad e dagli alleati punta a riconquistare l’Accademia aeronautica e richiudere la sacca a sud della città concentrando raid aerei e artiglieria (anche quella russa sembra essere in azione) per ricacciare i ribelli che controllano un varco nell’accerchiamento lungo circa due chilometri e largo 900 metri.

L’alleanza di gruppi ribelli Jaish al-Fath (l’Esercito della Conquista) ha annunciato l’avvio di una nuova fase della controffensiva ad Aleppo per riconquistare “tutta” la martoriata città siriana, dopo aver rotto l’assedio ai quartieri orientali.

L’alleanza Jaish al-Fath comprende anche i combattenti di Jabhat Fatah al-Sham, il Fronte per la Conquista del Levante, nuovo nome dei jihadisti del Fronte al-Nusra dopo l’annuncio dell’uscita del gruppo dalla rete di al-Qaeda. Jaish al-Fath ha fatto sapere che raddoppierà il numero dei combattenti per questa battaglia.

“Annunciamo l’avvio di una nuova fase per liberare tutta Aleppo – si legge nel comunicato rilanciato dalla tv satellitare al-Jazeera, Non ci fermeremo fin quando non innalzeremo la bandiera della Conquista sulla cittadella di Aleppo”.

Sul campo entrambi i contendenti rafforzano i propri schieramenti in vista della battaglia decisiva. Se i ribelli sostenuti da turchi, statunitensi e arabi dovessero assumere il controllo dell’intera città potrebbero obbligare il regime a negoziare un accordo il cui successo porterebbe alla spartizione della Siria e il cui fallimento prolungherebbe il conflitto.

Se invece fosse Damasco a prevalere le forze ribelli verrebbero cancellate dal campo di battaglia consentendo a lealisti e russi (la cui presenza in Siria sembra destinata a diventare perenne) di chiudere i conti con lo Stato Islamico a Raqqah e lungo il confine iracheno riassumendo il controllo dell’intero Paese.

Foto: Reuters, Askanews, Fronte al-Nusra e James Harkin/Newsweek

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