Generale Battisti: i “miracoli” della Nato in Afghanistan
di Gina Di Meo – ANSA – “In dieci anni di Isaf sono stati fatti miracoli con le forze di sicurezza afgane, ora devono solo consolidare le ‘expertise’ militari acquisite”. A riconoscerlo è il generale di corpo d’armata Giorgio Battisti, 59 anni, originario di Mantova e attuale capo di Stato maggiore di Isaf, la missione della Nato in Afghanistan. L’occasione è stata la cerimonia di inaugurazione del monumento in memoria di tutti i caduti sia delle forze della colazione sia di quelle afgane negli ultimi dieci anni. Secondo fonti della Difesa americana, i morti tra le forze delle coalizione sono circa 3.300. La commemorazione si è svolta al quartier generale della Nato a Kabul. L’Italia è stata il paese ideatore e realizzatore del progetto. “Rispetto al 2001 – ha detto Battisti all’ANSA – sono stati raggiunti dei grandi traguardi in tutti i settori della società. Lo dico per cognizione di causa, avendo visto nei vari anni in cui sono stato in questo paese il cambiamento che ha interessato una società che era una volta sotto l’oppressione del regime talebano. I risultati maggiori si sono visti sotto l’aspetto culturale, con un numero sempre maggiore di cittadini che ha accesso all’istruzione”. Secondo fonti Isaf, sono circa nove milioni gli alunni iscritti alle scuole elementari, di questi il 40% sono ragazze. Nel 2008 in Afghanistan si sono laureati circa 9mila studenti di cui 1.700 donne. Grandi progressi anche nel settore sanitario, con l’80% della popolazione che ha accesso all’assistenza sanitaria di base a fronte del solo 8% nel 2001.
Dal punto di vista infrastrutturale, sono state costruite strade per 24mila km, mentre piu’ di un terzo della popolazione usufruisce dell’energia elettrica. Inoltre, negli ultimi dieci anni si e’ registrato un aumento economico annuo medio del 9% facendo dell’Afghanistan il paese con la crescita piu’ rapida nell’Asia del Sud. “Militarmente parlando – continua Battisti – oltre 7mila combattenti hanno deposto le armi e sono rientrati nella società civile con il programma di ‘reinserimento’. Tuttavia l’impegno in questo paese va visto come dell’intera comunità internazionale all’interno della quale opera Isaf che con le forze afgane contribuisce a creare quella cornice di sicurezza dove creare le condizioni per la crescita”. Per il generale ora la sfida è conquistare anche le societa’ rurali dove rispetto alle aree cittadine l’azione di penetrazione à resa più difficile. “In questi dieci anni – spiega – Kabul e altri centri urbani hanno avuto modo di svilupparsi meglio, mentre le parte rurale è rimasta indietro. Tuttavia sono convinto che una delle chiavi per penetrare anche in quelle zone siano i mass media e internet anche con i social media e social network”.
Negli ultimi anni l’Afghanistan ha visto un incremento considerevole dei mezzi di comunicazione. Piu’ dell’85% della popolazione (fonte Isaf) possiede un cellulare, il 52% un televisore mentre il 36% vive in aree dove é disponibile internet. Ci sono 175 stazioni radio, 75 canali televisivi, agenzie di stampa e centinaia di pubblicazioni. Riguardo all’aumento del numero dei morti tra le forze di sicurezza afgane, secondo Battisti il fenomeno si deve al fatto che ora la gestione della sicurezza spetta per il 95% agli afgani. “Questo fattore – commenta – comporta un elevato numero di perdite perché operando da sole le forze di sicurezza afgane a volte pagano il prezzo di una relativa mancanza di esperienza. Gli attacchi in generale sono invece diminuiti del 30%, anche se si sono intensificati quelli di tipo spettacolare, vedi da ultimo l’attacco al consolato americano di Herat, perché hanno un grande impatto mediatico. Ad ogni modo la comunità internazionale sta cercando di equipaggiare gli afghani con supporti utilizzabili anche da loro ma anche questo richiede tempo. L’aspetto positivo é che questa é una società giovane, circa il 50% della popolazione ha meno di 30 anni, ha voglia di svilupparsi e liberarsi da 30 anni di guerre. Per il futuro la presenza internazionale non finirà’ nel 2014, ci sarà’ sempre ma con funzioni diverse. I militari saranno concentrati in quei settori dove ci sono carenze legate appunto alla giovane età delle forze afgane.
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