CYBERTECH EUROPE A ROMA
Il mondo delle reti e dei computer al cui interno passano e vengono scambiate la quasi totalità di informazioni e dati ha generato una rapidissima evoluzione nella tecnologia e negli approcci all’universo informatico. Lungo la frontiera di Internet però cavalcano ormai schiere di hackers ed il fenomeno è in rapida e continua crescita tanto che ormai la parola “informatica” è inscindibile dal termine “Sicurezza”.
Da poche intrusioni in rete siamo passati a veri e propri attacchi che hanno scatenato una guerra senza quartiere tra chi ruba dati e penetra reti protette e chi li difende.
Dai sistemi attinenti alla safety dei sistemi siamo passati al concetto di security per proteggere rete/reti dalle intromissioni che puntano a rubare dati sensibili a vantaggio di singoli e di organizzazioni davvero non sempre specchiate.
Per cercare di arginare il fenomeno che ormai offre scenari piuttosto inquietanti, si sono moltiplicate le attività finalizzate alla protezione dei dati sviluppando tecnologie per le loro esigenze di sicurezza e l’intelligence perché è importante scovare e neutralizzare gli hackers prima che commettano un cybercrime.
In questa cornice a Roma si è svolto il 29 settembre il convegno internazionale Cyberthec Europe 2016, una conferenza one-day sulle soluzioni, innovazioni e tecnologie del settore – organizzato da Cybertech Global Events – un settore che tra l’altro genera un mercato in continua espansione che muove notevoli interessi e affari. E’ stata la prima edizione europea di questo evento, una finestra per parlare delle tecnologie allo stato dell’arte e disponibili attualmente.
Il Medio Evo della sicurezza informatica
“Viviamo nel Medio Evo della sicurezza informatica. Il numero e la scala degli attacchi informatici di alto profilo sono in aumento.
Nonostante tutti gli sforzi del nostro settore, i danni da intrusioni e violazioni dei dati sono in crescita” ha sottolineato Eugene Kaspersky, presidente e Ceo della società russa Kaspersky Lab.
“Alcuni di questi attacchi sono così imponenti da costituire una minaccia per la pace e la sicurezza globale.
Esperti di sicurezza stanno lavorando per garantire la riservatezza, l’integrità e l’accessibilità dei dati all’interno dei sistemi che non sono stati progettati pensando alla possibilità di un attacco”.
Nel suo intervento, Eugene Kaspersky, ha anche sostenuto che il settore dell’Information technology in generale ha bisogno di un cambiamento di paradigma che renda “il mondo interconnesso meno vulnerabile”, mentre l’industria della sicurezza informatica ha bisogno di evolversi “verso un Illuminismo sicuro e protetto”.
Un progetto nazionale di cybersecurity
“Il nostro paese ha necessità di un progetto nazionale di cybersecurity in grado di confrontarsi con le nuove minacce” ha detto Alessandro Pansa, direttore generale del DIS, che ha aggiunto come “l’affidabilità e la sicurezza delle componenti hardware e software che supportano infrastrutture critiche nazionali possono essere conseguite solo con la messa in sicurezza di tutti i soggetti della value chain”.
Nell’ottica di progetto nazionale aggiornato dovrebbe trovare spazio l’implementazione di un laboratorio governativo in grado di testare i sistemi informatici prima del loro impiego: questo deve portare ad un approccio multistakeholder con la cooperazione del settore privato.
Pansa ha ricordato che la minaccia cyber non comporta più solo un danno patrimoniale ma interessa anche il rischio terroristico per l’uso che ne fanno i gruppi terroristici sui social network e per le applicazioni di messaggistica per il proselitismo.
“Anche in termini di effetti comunicativi – ha spiegato il direttore del Dis – la capacità di incidere sul mondo reale grazie alla comunicazione digitale è un aspetto che deve essere sempre tenuto in considerazione quando si parla di sicurezza cyber.
Si consideri il crescente gap tra sicurezza reale e quella percepita: l’obiettivo della sofisticata opera di comunicazione di Daesh (lo Stato Islamico-ndr) tende proprio ad ampliare a dismisura questo cuneo.
Il mondo virtuale può divenire un punto di riferimento anche culturale per coloro che si sentono rifiutati dal tessuto umano in cui vivono ovvero siano portatori di una cultura divergente rispetto a quella prevalente.
E’ evidente allora – ha concluso Pansa – che occorre acquisire piena consapevolezza degli interessi che entrano in gioco quando ci confrontiamo con la minaccia cyber: l’integrità fisica dei nostri cittadini, l’integrità economica collettiva e delle nostre imprese, le funzioni fondamentali dello Stato, i diritti dei singoli, lo stesso diritto alla libertà.
Rispetto a questi valori ed a questi interessi occorre ponderare la modifica delle regole, l’eventuale parziale compressione delle libertà e dei diritti dei cittadini. In un delicato equilibrio, che peraltro va modificandosi continuamente proprio con l’evolvere della tecnologia e della minaccia”.
Al convegno è intervenuto anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha ricordato come lo Stato eroghi 150 milioni l’anno per la sicurezza informatica, un quasi nulla rispetto a quanto investono gli Stati Uniti e diversi paesi europei.
Cooperazione Italia-Israele
Al Cybertech erano presenti molte aziende statunitensi tra cui la statunitense CISCO, la russa Kaspersky Lab e molte di Israele paese che viene indicato all’avanguardia nel settore della sicurezza informatica specie nei campi dell’intelligence, protezione e sviluppo di sistemi ad essi connessi.
Non era un caso che all’evento di Roma fosse presente l’ambasciatore d’Israele in Italia Ofer Sachs (nelle foto a sinistra e sotto) che ha ricordato come esistano tra il nostro paese ed il suo cooperazioni prevalentemente nei settori di ricerca e sviluppo e in campo accademico.
Una cooperazione destinata ad aumentare con Enel che ha deciso di aprire un centro a Tel Aviv per condividere know-how e informazioni ed attingere dal settore cyber israeliano.
“Apprezziamo tantissimo l’unione fra l’innovazione e la tecnologia israeliana e l’abilità imprenditoriale italiana. Ritengo – ha detto l’ambasciatore – che ci sia piena intenzione di cooperare anche sul versante politico.
Le nostre agenzie stanno collaborando e condividendo know-how e informazioni.
Ci sono alcune sfide che stiamo affrontando in Israele e che ancora non sono arrivate in Italia – e mi auguro che sia così per sempre -, ma c’è bisogno di essere pronti in breve tempo se ciò dovesse accadere.
Ciò che facciamo, particolarmente per le Forze della difesa, è investire in giovani brillanti, che non facciamo passare per il classico percorso universitario, ma semplicemente diamo loro la possibilità di essere in un ambiente che è molto ricco di persone come loro: menti brillanti, estremamente innovative.
Dopo tre anni, in media, cercano di creare un business proprio e questo crea grandiose opportunità.
Il governo di Israele – ha aggiunto Sachs – ha deciso un paio di anni fa di creare la città di Beer-Sheva come capitale del mondo cyber e il concetto è molto semplice: prendi le élite, unità delle Forze di difesa, dell’università e del settore privato e li metti tutti nello stesso posto.
Ci accorgiamo che nascono spontaneamente spunti interessanti, e che tutti i soggetti crescono insieme, e anche molto velocemente”.
Come ha ricordato Andrea Biraghi – capo della divisione di Leonardo per la sicurezza e i sistemi informatici – la collaborazione con gli israeliani è molto attiva e sono un modello da seguire dato che nella sicurezza informatica sono all’avanguardia. Tra le aziende israeliane presenti al convegno erano presenti IAI (difesa), Check Point, Cyberbit, Cybergym, ECI, Siga.
Il ruolo di Leonardo
Al convegno era presente Leonardo-Finmeccanica il cui amministratore delegato e direttore Mauro Moretti ha sottolineato come il settore manifesta un notevole potenziale di crescita e come la parola chiave del settore sia “condivisione, perché a livello internazionale per la cybersecurity aumentino gli sforzi per condividere obiettivi, prospettive, standard e risorse”.
Si deve coniugare la cybersecurity con il concetto di cyber resilience visto che la trasformazione dei settori industriali richiede innovazioni nelle infrastrutture di connettività, dispositivi intelligenti che nelle diverse applicazioni software siano in grado di elaborare e creare valore dai dati.
“Nel pur difficile contesto macroeconomico, l’industria della sicurezza si è affermata come un’area di prosperità: anche in prospettiva il settore della sicurezza manifesta un notevole potenziale di crescita, in grado di creare nuovi posti di lavoro altamente specializzati” ha detto Moretti.
“Ci troviamo già nella quarta rivoluzione industriale che ha annunciato una importante digitalizzazione dei processi di progettazione e produzione.
Ci sono diversi settori che stanno predisponendo infrastrutture di cybersecurity adeguate: quello energetico, che ha avviato una profonda trasformazione tecnologica, quello dei trasporti, che si appresta a cambiare decisamente le architetture e i sistemi di controllo del traffico, quello sanitario, che è particolarmente attivo nell’adottare nuovi strumenti digitali, e nel combinarli con le innovazioni delle biotecnologie, della robotica, della genetica”.
Si è alla ricerca di sinergie con i programmi europei in quanto il mercato della sicurezza informatica incide in Europa per 25 miliardi di euro e in Italia per 2,4 miliardi con stime che indicano una crescita annua del 9% per il prossimo quinquennio.
Si tratta quindi di un mercato ad alta tecnologia dove fondamentale è il concetto di innovazione e quindi ecco tornare la parola condivisione per creare le giuste tecnologie per il settore.
Per l’Europa “la cybersecurity rappresenta al tempo stesso una nuova esigenza e una possibile soluzione in vista dell’armonizzazione – ha aggiunto Moretti.
I diversi Paesi hanno elaborato strategie specifiche, dotandosi di proprie strutture di governance e sviluppando diverse capacità difensive. Bisogna ricercare una maggiore coerenza organizzativa e operativa, e coinvolgere l’industria della difesa per stabilire le future capacità.
La cybersecurity richiederà nuove tecnologie e nuove competenze: sia i Paesi, sia i settori economici e industriali saranno chiamati a sostenere sforzi ragguardevoli per adeguare gli approcci difensivi e disporre delle capacità difensive più appropriate a fronteggiare le minacce e le vulnerabilità tecniche.
Allo scopo, sarebbe conveniente promuovere delle forme di specializzazione”.
Nel suo intervento Biraghi (nella foto a sinistra) ha detto che è stata lanciata un’iniziativa di partenariato pubblico-privato nella cybersecurity con la commissione UE che dispone di 380 milioni di euro per sviluppare progetti.
Leonardo è poi molto attiva nella ricerca di soluzioni integrate per mettere in sicurezza le informazioni ed i dati basate sull’analisi delle esigenze dell’utente comprensive dell’architettura di sistema, implementazione e integrazione on-site.
Le aziende italiane
Tra le aziende italiane erano presenti Enel, Vitrociset, Eurotech, Selta, Italtel, CY4 Gate.
Quest’ultima è un’azienda nata a dicembre 2014 costituendo una partnership tra Elettronica (che detiene il controllo con il 70%) e la Expert Systems mettendo a frutto la capacità di Elettronica nel settore della guerra elettronica e dello spettro elettromagnetico con le capacità di Expert Systems nel campo della gestione e dell’analisi dell’intelligence e delle informazioni.
Ricordiamo che il CY4 Gate ha formato una scuola Accademy, un centro di eccellenza per promuovere una cultura cyber.
L’affollata kermesse di Roma non ha fatto che sottolineare l’importanza della sicurezza informatica visto che il mondo globale è connesso capillarmente e più ci si indirizza in questa direzione e più aumenteranno le insidie e gli attacchi alla rete che richiedono una sempre maggiore innovazione per aggiornare se non ricominciare daccapo perché i sistemi attuali non reggono più alle sfide.
Se ne riparlerà al prossimo appuntamento di Cybertech che si terrà a Tel Aviv il 31 gennaio e 1° febbraio 2017.
Foto: Olycom, Ansa, Leonardo, Kaspersky e Web
Federico CerrutiVedi tutti gli articoli
Nato a Roma, dove risiede e lavora, ha iniziato la sua carriera giornalistica nel 1965 con la rivista Oltre il Cielo occupandosi di spazio sia civile che militare e con la testata Ali Nuove. Nel 1971 ha iniziato a lavorare con Alata e dal 1979 con Difesa Oggi della quale divenne caporedattore lavorandovi fino al 1998. Ha collaborato con Rivista Aeronautica, il quotidiano Europa, il Centro Militare Studi Strategici (Cemiss) e svolto alcune attività con il SIOI. Dal 2001 è defence editor di Analisi Difesa.