SALE LA TENSIONE TRA BAGHDAD E ANKARA

La presenza di un contingente militare turco nell’Iraq settentrionale, senza il benestare di Baghdad, rischia di far scoppiare un “conflitto regionale” dalle ripercussioni potenzialmente catastrofiche.

‘avvertimento, sullo sfondo dell’imminente offensiva su Mosul, ultima roccaforte irachena dell’Isis, è stato lanciato dal primo ministro iracheno Haider Abadi (nella foto sotto) dopo la convocazione da parte di Ankara e Baghdad dei reciproci ambasciatori per uno scambio di durissime e reciproche proteste.

La scintilla dell’escalation della crisi è stata la decisione del Parlamento di Ankara di estendere di un anno la presenza di militari turchi in Iraq e in Siria (dive ornai vi sarebbero circa 10 mila militari turchi) , allo scopo di “”combattere il terrorismo””.

Decisione seguita il giorno dopo da dichiarazioni del presidente turco Recep Erdogan considerate dal governo iracheno una “intollerabile ingerenza negli affari interni del paese”.

Erdogan ha annunciato che l’esercito turco prenderà parte alla battaglia per la liberazione di Mosul aggiungendo che, dopo la liberazione, la città dovrà rimanere nelle mani degli abitanti turcomanni, arabi sunniti e curdi sunniti.

Non è una novità che la Turchia intenda rivendicare un ruolo nella battaglia per Mosul, come vorrebbe avere voce in capitolo anche nello scontro finale per Raqqah, capitale del territorio controllato dall’Isis in Siria.

Ma l’affermazione di Erdogan ha scatenato l’ira del Parlamento di Baghdad che ha chiesto al governo iracheno una protesta ufficiale da presentare all’ambasciata turca che definisca come forze ostili d’occupazione i soldati turchi che aiutano i combattenti sunniti in Iraq pretendendo anche una radicale revisione delle relazioni finanziarie ed economiche con Ankara.

A dicembre 2015, 150 soldati turchi e 25 carri armati vennero schierati a Bashiqa, nel governatorato di Ninive a 30 chilometri da Mosul, senza il consenso delle autorità irachene. I militari turchi i occupano ufficialmente di addestrare i peshmerga curdi e le milizie turkmene contro lo Stato Islamico.

Una penetrazione che ha portato alle stelle la tensione tra Baghdad e Ankara. Per la maggioranza sciita irachena, che esprime anche il governo di Baghdad, il sostegno fornito da Ankara alla minoranza arabo-sunnita e a quella di etnia turcomanna, ex sudditi iracheni dell’impero ottomano, si configura come un’occupazione strisciante e inaccettabile.

“Nessuno ha il diritto di opporsi alla presenza della Turchia in Iraq quando il paese è così frammentato”, ha detto il vicepremier turco Numan Kurtulmus.

Foto: Press TV, Anadolu, AFP e AP

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