Il petrolio libico in mano a un ex galeotto

Adnkronos/Aki – La città di Agedabia, nella Libia orientale, è nelle mani di un uomo ”enigmatico” – al comando di una milizia di oltre 17mila uomini – il destino della metà delle ricchezze petrolifere del Paese. Il 33enne Ibrahim al-Jathran, (nella foto) che ha conosciuto il carcere durante il regime di Muammar Gheddafi, nel 2011 è stato alla guida di un battaglione di combattenti durante la rivolta contro il Colonnello ed è stato ‘ricompensato’ con il comando delle guardie armate della sicurezza nei terminal petroliferi libici (Petroleum Defense Guards, sotto il controllo del governo). Lo scorso luglio, nella nuova Libia, scrive il Wall Street Journal, è stato Jathran a ordinare alla sua milizia il blocco dei due principali terminal per l’export di petrolio nella regione. L’obiettivo, secondo l’uomo ”enigmatico” che ama gli abiti italiani, è ottenere dal governo di Tripoli maggiore autonomia politica per la Libia orientale. Il blocco, secondo il Wsj, è costato alla Libia più di cinque miliardi di dollari in entrate perse negli ultimi tre mesi. Jathran, che si è lanciato lo scorso anno in politica con l’adesione al ‘Consiglio transitorio della Cirenaica’, è accusato di alleanze con jihadisti e in molti lo indicano come un ‘signore della guerra’.

Tutte accuse respinte al mittente dall’uomo ”enigmatico” che stringe la mano alle donne e non ama la barba e che sembra conquistare sempre più consensi nella nuova Libia. I suoi ‘metodi’ sono stati presto copiati a Zintan, nell’ovest del Paese, e apprezzamenti arriverebbero anche dal sud.  ”Dopo la rivoluzione tutti speravano che le cose sarebbero migliorate e invece va tutto peggio – ha detto Jatharan ai giornalisti incontrati nell’unico albergo di Agedabia – Stiamo scivolando verso la situazione di Paesi come l’Afghanistan o la Somalia”. Intanto, mentre a Tripoli le rivalità politiche continuano a rallentare la scrittura della nuova Costituzione, ad Agedabia questo uomo ”enigmatico” viene considerato un eroe. Jathran nel suo cambio di immagine ha abbandonato la divisa militare, ha ‘arruolato’ consulenti per affinare la sua ‘politica’, messo in piedi un canale tv satellitare, si è fatto affiancare dal fratello e ha dato un nuovo nome alla sua milizia: Forza di autodifesa della Cirenaica. Questa forza, scrive il Wsj, riunisce ex unità del governo centrale e uomini armati della regione che si estende da Sirte fino a Bengasi. In tutto, secondo Jathran, sono 17.500 uomini, alcuni dei quali dichiarano di percepire 1.200 dinari al mese (circa 950 dollari). Da Jathran neanche una parola sulla provenienza dei fondi.

”Ha ambizioni pericolose. Ha soldi, armi e uomini”, ha commentato Abdelhafiz Eddayekh, deputato di Trobruk. Nell’ultimo mese Jathran e suo fratello sono stati spesso in tv per annunciare ai libici di voler salvare il Paese, senza risparmiare accuse ai politici di Tripoli. Il 17 agosto Jathran ha convocato i media libici per annunciare la ”Dichiarazione di Ras Lanuf”, un documento in cui si ”chiedono libertà e dignità e il diritto di gestire i nostri affari”. Al ‘fenomeno Jathran’ il governo centrale ha risposto cercando la mediazione dei leader tribali nel tentativo di isolarlo. Ma sinora, secondo le fonti del Wsj, gli sforzi sono falliti. E c’è anche chi si dice preoccupato per i rapporti tra Jathran e Saddiq al-Gheithi, ex vice ministro della Difesa con delega per la sicurezza dei confini fino al licenziamento dello scorso anno. Gheithi, originario della Libia orientale e con un passato da combattente in Afghanistan, e’ accusato di essersi appropriato di 150 milioni di dollari destinati del budget della difesa e di aver consentito l’ingresso in territorio libico di combattenti di al-Qaeda. Gheithi, che non è stato incriminato, respinge ogni accusa.

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