Afghanistan: gli italiani lasciano Farah
Le ultime truppe italiane hanno lasciato oggi definitivamente la Base Avanzata (Forward Operative Base – FOB) ‘Dimonios’ di Farah City da anni sede di un reggimento da combattimento del contingente italiano. L’ufficialità del passaggio è avvenuta il 27 ottobre con una cerimonia che di fatto ha sancito il definitivo passaggio di responsabilità nel settore della sicurezza del territorio, affidato dal 2006 ai militari italiani. Questa cerimonia ha segnato anche l’inizio del rientro in Patria di 800 militari italiani il cui rientro ridurrà a circa 2 mila gli effettivi del contingente italiano, tutti schierati tra le basi di Herat, Shindand e Bala Boluk, quest’ultima (presidiata da una compagnia del 6° bersaglieri) destinata a venire ceduta entro il mese di novembre alle truppe di Kabul. I bersaglieri del 6° reggimento di Trapani hanno consegnato nelle mani del governatore della Provincia di Farah le “chiavi” della base “Dimonios”, che sarà la sede di un battaglione operativo (kandak) del 207° corpo d’armata dell’esercito afgano.
Alla cerimonia erano presenti il governatore di Farah Mohammad Omar Sherzad, il generale di brigata Michele Pellegrino, comandante del Regional Command West (il comando multinazionale a guida italiana e su base brigata meccanizzata Aosta), il colonnello Mauro Sindoni, ultimo comandante di Fob “Dimonios” e del 6° reggimento bersaglieri, e numerose altre autorità della coalizione. Dal giugno scorso le autorità afghane hanno la leadership delle operazioni di sicurezza nella provincia. La più calda del settore Ovest, alla quale fino a oggi hanno contribuito i reparti di fanteria e i corazzati Dardo italiani.
L’ultimo reparto italiano a operare nel territorio di Farah come Transition Support Unit South (TSU-S), dallo scorso 10 agosto è il 6° reggimento bersaglieri con una compagnia del 4° reggimento genio guastatori di Palermo, una compagnia del 2° reggimento trasmissioni alpino di Bolzano e medici, infermieri ed aiutanti di sanità di Esercito, Marina ed Aeronautica. Durante questo ultimo mandato la TSU-S ha svolto 106 pattuglie, 30 scorte convogli, 33 operazioni per rendere sicuri e percorribili gli itinerari dell’area di responsabilità, 34 operazioni di scoperta e neutralizzazione della minaccia da ordigni esplosivi improvvisati (Ied mitigation), nonché numerose attività congiunte con esercito e polizia afgana. Per facilitare il compito delle truppe afghane, almeno nella fase immediatamente successiva al ritiro italiano, a inizio ottobre era stata effettuata la grande operazione congiunta “Devil’s Elbow” pianificata per la prima volta dal comando della Seconda brigata afghana del 207° Corpo con il supporto italiano e di cui si era occupata Analisi Difesa. Come è già accaduto in passato il ritiro italiano verso nord sta determinando una maggiore facilità di movimento degli insorti nelle aree lasciate al presidio delle forze dfi Kabul e un aumento della pressione talebana sulla base di Shindand che negli ultimi giorni è stata attaccata due volte con razzi mentre le pattuglie italiane in quell’area sono state impegnate in battaglia e si registra un incremento della presenza di ordigni improvvisati.
Con fonte Isaf – Regional Command West – Foto: PIO/RC-W
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