Solo armi portatili per le guardie anti-pirati italiane
Adnkronos – Solo armi portatili per i vigilantes impiegati in servizio antipirateria sui mercantili. Che dovranno essere almeno quattro su ogni nave ed aver superato prove teorico-pratiche. E’ quanto prevedono le norme che regolano l’impiego della vigilanza privata in funzione antipirateria. Intanto la Triskel Services Ltd, societa’ di diritto inglese specializzata nei servizi di sicurezza a bordo delle navi, ha aderito all’Assiv l’associazione delle imprese di vigilanza aderente a Confindustria. La Triskel é il primo istituto di vigilanza privata ad aver gia’ firmato un contratto con una compagnia mercantile italiana per l’imbarco sulle proprie navi di guardie giurate in funzione antipirateria. Con l’emanazione nei giorni scorsi della circolare attuativa del Decreto ministeriale n. 266 del 2012 che regola l’impiego di guardie giurate private a bordo dei mercantili battenti bandiera italiana, alla Triskel é stata formalizzata l’autorizzazione a svolgere compiti di vigilanza antipirateria sulle navi italiane. L’attività di security sulle navi mercantili italiane é regolata dalla legge n. 130 del 2011, che prevede l’impiego di nuclei militari o, in alternativa, di guardie giurate private secondo le modalità fissate dal decreto ministeriale n. 266 del 2012 e dalla recente circolare attuativa.
I vigilantes che svolgono compiti di protezione sulle navi devono essere in numero non inferiore a quattro, aver prestato preferibilmente servizio nelle forze armate, aver superato prove teorico-pratiche e un corso di addestramento specifico coordinato dal Ministero dell’Interno o in alternativa, fino al 31 dicembre 2013, aver partecipato per almeno sei mesi a missioni militari internazionali. La direttiva indica poi l’iter per il rilascio delle autorizzazioni necessarie alla detenzione e al trasporto delle armi e le modalità di custodia delle stesse sulle navi. Le armi consentite per lo scopo sono, in base al decreto ministeriale, “esclusivamente quelle portatili individuali anche a funzionamento automatico, di calibro pari o inferiore a 308 Win. (7,62 x 51 mm.)”. ”Con separato documento”, aggiunge l’Assiv, saranno date indicazioni per la predisposizione di norme di comportamento delle guardie giurate, ”compreso l’uso della forza a difesa delle navi, che va dagli avvertimenti dissuasivi di tipo ‘non cinetico’ (messaggio radio, lampeggianti, raggi laser, cannoni ad acqua), a colpi di avvertimento con le armi da fuoco, fino al ricorso in ultima istanza alla ‘forza letale’, giustificato però ‘nella sola ipotesi dell’esercizio del diritto di difesa legittima ai sensi dell’art. 52 del codice penale”’. Attualmente in Italia operano oltre 850 imprese di vigilanza che occupano 52 mila dipendenti, di cui 47 mila con la qualifica di guardia giurata armata. La maggioranza delle guardie giurate (circa il 53%) é di origine meridionale ed é concentrata per oltre un terzo nella fascia di età fra 35 e 44 anni, mentre negli ultimi anni sono aumentate le guardie giurate di sesso femminile che hanno raggiunto il 5,4% del totale.
Dal 2005 al 2012 la pirateria nelle acque del Corno d’Africa ha fruttato, non tanto agli stessi predoni ma ai finanziatori 413 milioni di dollari (306 di euro), la maggior parte dei quali e’ stata reinvestita “su scala globale” per finanziare altre attivita’ criminali. Tra il 30 ed il 75% dei riscatti finisce nelle mani dei signori della Tortuga, consorziati in tre grandi reti. I dati sono stati forniti da uno studio di Banca Mondiale, Onu e Interpol, che indica nello Stato fallito per eccellenza, la Somalia il cuore del sistema. Tra gli investimenti preferiti il traffico d’armi, delle foglie di ‘khat’ (una droga usata abitualmente nell’area) di immigrati ed il finanziamento di milizie, cosi’ come affari legittime per riciclare il denaro.
Foto: Militarypohotos.net
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