Washington rinuncia ad altri Mi-17 per l’Afghanistan

Secondo l’agenzia Associated Press il Congresso americano avrebbe deciso di non procedere ad un nuovo acquisto di 15 elicotteri Mil Mi-17 da destinare alle Forze Armate afghane. Allo stato attuale non è ancora chiaro se la decisione sia definitiva o provvisoria ma momentaneamente il round è ad appannaggio dei senatori repubblicani statunitensi che, chiaramente appoggiati da Boeing e Sikorsky, non intendono assolutamente perdere questo nuovo affare. In realtà la situazione non è così lineare come sembra, ma andiamo per gradi: nel maggio del 2011 fu firmato un contratto del valore di poco più di 375 milioni di dollari per conto degli USA, ma ovviamente destinato all’Afghanistan, per una fornitura di 21 elicotteri Mil Mi-17V-5 con un’opzione per ulteriori 12 elicotteri successivamente realizzata. Il 17 giugno di quest’anno lo stesso dicastero ha in seguito firmato un secondo contratto per l’acquisto di altri 30 Mi-17 (incluse parti di ricambio) per un valore di oltre 570 milioni di dollari; successivamente il Senato americano ha espresso l’intenzione di emanare un ordine per ulteriori 15 elicotteri.

Quest’ultim commessa ha evidentemente fatto saltare i nervi ai repubblicani ma soprattutto alle lobby sostenute dai due colossi elicotteristici statunitensi che puntano ad aggiudicarsi l’ordine. Se da un lato le motivazioni del diniego statunitense sono chiare e lampanti (benché celate ancora dalla discussione del riarmo russo in Siria che lasciano oramai il tempo che trovano, di fronte all’opinione pubblica occidentale fortemente disillusa che il fronte dei ribelli possa essere una valida alternativa al regime di Assad), al fronte opposto non mancano le argomentazioni valide espresse a suo tempo da Simon Saradzhyan, un esperto di sicurezza presso la Belfer Center dell’Università di Harvard (vedi AD nr. 140 – giugno 2013 in “Diatriba a Washington per gli elicotteri russi a Kabul”).

Senza contare inoltre che la famiglia degli elicotteri russi Mi-8/Mi-17 è utilizzata in Afghanistan da oltre quarant’anni e la padronanza acquisita su questi mezzi affidabili ed estremamente operativi in ogni contesto climatico e geografico da generazioni di piloti e tecnici locali costituirà, nell’eventuale scelta di un sostituto, un problema praticamente insormontabile. Le soluzioni al momento sono tre: la scelta di un elicottero americano (con le complicazioni dovute ad un reset considerevole nei confronti del personale abituato da tanti anni all’uso del Mi-8/Mi-17), l’acquisto dei Mi-17 russi (che creerà questa volta forti malumori all’interno del Congresso) o la terza via che potrebbe in parte mediare le due soluzioni precedenti ma al contempo scontentare le due parti contendenti, ovvero la scelta di Mi-17 usati sul mercato asiatico e latino americano; una soluzione questa che mirerebbe a fare lo sgambetto a Rosoboronexport, ma che non aiuterebbe l’export delle aziende statunitensi del settore.

Foto UK Mod, Peacekeeper.ru, sinodefenseforum.com)

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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