Spagna: operativo solo il 10 per cento delle forze armate
Effetti della spending review iberica. Solo il 10 per cento dell’Esercito spagnolo è pronto al combattimento, cioè addestrato ed equipaggiato per far fronte a operazioni belliche. La Difesa, alle prese con durissimi tagli al bilancio, concentrerà le scarse risorse disponibili per garantire la massima capacità operativa a una Fuerza de Acción Conjunta di 10 mila effettivi con le unità un tempo d’élite e oggi ormai solo le uniche in grado di svolgere compiti operativi. L’obiettivo, secondo il Capo di stato maggiore della Difesa, ammiraglio Fernando García Sánchez, è impedire che le forze armate diventino una struttura priva di capacità, cioè inservibile. Il Ministro della Difesa, Pedro Morenés, ha dichiarato che “è meglio avere il 10 per cento di unità operative che tutte le forze armate al 10 per cento delle capacità” (más vale tener un 10% al 100% que un 100% al 10%) ricordando che in sei anni il bilancio della Difesa è stato ridotto esattamente di un terzo da 8,5 miliardi euro nel 2008 a 5,75 miliardi quest’anno.
Anche i fondi straordinari per complessivi 2,65 miliardi messi a disposizione nel biennio 2012/13 non hanno dato certo ossigeno alle forze armate perché stanziati per coprire i debiti con le aziende del settore fornitrici dell’amministrazione militare. Come in Italia anche gli spagnoli hanno visto crollare la spresa per l’Esercizio (il Capitulo 2 che copre carburante, addestramento, gestione infrastrutture e manutenzioni) passato dal 2008 da 1,07 miliardi a 683 milioni. Le attività addestrative sono state dimezzate, riferiscono fonti citate dal quotidiano El Paìs, e il 50 per cento dei mezzi pesanti dell’esercito è stato messo nei depositi per risparmiare carburante. Per ridurre i costi di esercizio è stata radiata la portaerei Principe d Asturias ridotti di 14 unità gli 87 cacciabombardieri Eurofighter Typhoon, dimezzati (da 27 a 14 ) i cargo A-400M, gli elicotteri NH-90 (da 45 a 22) e i veicoli da combattimento Pizarro 2 (da 190 a 117).
Madrid sta riducendo anche le forze dislocate in Afghanistan(meno 73% da 1.400 a 375 militari) e Libano (meno 48% da 1.100 a 578 militari). Nonostante tali riduzioni nel 2013 è stato impossibile tagliare sensibilmente i costi delle operazioni oltremare (quasi 800 milioni l’anno scorso) a causa delle spese logistiche dovute al ritiro dall’Afghanistan di mezzi e materiali. Quest’anno però le spese per le missioni saranno molto più limitate anche perché le nuove missioni dei contingenti inviati in Malì e Centrafrica sono numericamente molto esigui. Il rovescio della medaglia è che con i fondi per le missioni veniva finanziato anche l’addestramento al combattimento dei reparti destinati all’impiego oltremare (come in Italia) e addirittura l’acquisto di mezzi e dotazioni speciali come i veicoli antimina RG-31. Ora addestramento ed equipaggiamenti ad hoc potranno venire garantiti solo alla Fuerza de Acción Conjunta, un nucleo di spedizione di “alta qualità, versatilità ed efficacia”, pronta a intervenire con al massimo un mese di preavviso ma con unità dispiegabili già in 5/15/20 giorni concepita per “risolvere i problemi” come ha detto l’ammiraglio Sanchez. Lo strumento disporrà di cacciabombardieri, aerei cargo, fregate e la LPD, unità blindate, di fanteria leggera e forze speciali. Di fatto sarà costituita da appena l’8 per cento dei 123 mila militari oggi in servizio, percentuale che salirà al 9 per cento con la riduzione a 110 mila effettivi delle forze armate dal ministro Morenés.
Foto: Ejercito de Tierra e Eurofighter
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